Il corporate trading: istruzioni per l’uso

Pratica che solo pochi addetti ai lavori conoscono, rappresenta un modo innovativo ed efficace a portata di Pmi per recuperare il valore di molti asset patrimoniali, come scorte di magazzino obsolete o sopravvalutate, crediti di difficile esigibilità, immobili non più strategici o da dimettere.

In Italia il corporate trading rappresenta ancora un oggetto oscuro, una pratica fumosa che pochi addetti ai lavori conoscono, ma nel mondo anglosassone, da parecchi anni, questa forma di smobilizzo di asset si è ritagliata uno spazio di tutto rispetto. Nel nostro paese, finora, l’utilizzo dello strumento è stato appannaggio di alcuni grandi gruppi, ma l’allargamento alle Medie Imprese, come già avvenuto di recente per altri strumenti, è sicuramente sostenibile.
Esso offre alle aziende un modo innovativo e soprattutto efficace per recuperare il valore di molti asset patrimoniali. Scorte di magazzino obsolete e sopravvalutate, crediti di difficile esigibilità, immobili non più strategici o comunque da dimettere. Situazioni di difficile ricomposizione, che fino a oggi venivano approcciate in un unico modo: la vendita a prezzo di stock dei beni non più fungibili o la svalutazione integrale o quasi dei crediti di dubbio realizzo. Il corporate trading permette invece di non “bruciare” il valore delle poste in questione, ma di monetizzarne la consistenza, in parte in denaro e in parte tramite speciali crediti, che possono essere ceduti, fatti circolare come contropartita di altre forniture. Le società che si occupano di questo segmento finanziario acquistano gli asset patrimoniali in questione, che hanno perso valore, pagando con la propria valuta proprietaria, gli Asset purchase credits (Apc). I clienti a loro volta utilizzano gli Apc come valuta, insieme al denaro, per pagare parte dei costi di merci e servizi che l’azienda acquista per il prosieguo della propria attività, come ad esempio trasporti, stampa, viaggi, packaging, materie prime, spazi pubblicitari. Le imprese possono utilizzare gli Apc non solo con i propri fornitori, ma anche con altre aziende, non ancora in contatto con loro, ma che utilizzano lo strumento del corporate trading a loro volta. Una sorta di network, dove oltre al denaro circola anche una diversa moneta di scambio: gli Apc. Negli ultimi anni, soprattutto nel mondo anglosassone, il giro d’affari del corporate trading ha superato i 5 miliardi di dollari.
L’origine di questo fenomeno finanziario nasce dalla necessita per le imprese di trovare una soluzione per recuperare valore agli asset patrimoniali cosiddetti non performanti o svalutati. Monetizzare il valore perduto, sia pure sotto forma di crediti Apc, costituisce in ogni caso un passo avanti rispetto ad una soluzione più drastica che consiste nel buttare l’asset nella spazzatura. Non è raro il caso in cui le società di corporate trading acquistino a valore di libro numerose poste patrimoniali, senza generare conseguentemente perdite a carico dell’azienda cliente. Le aziende utilizzano, usano, i propri Apc per acquistare a loro volta merci e servizi da altre società che a loro volta accettano e utilizzano lo strumento degli asset purchase credit come strumento di pagamento, almeno parziale. Va da sé che maggiore è il parco clienti della società che si occupa di corporate trading, maggiore è la possibilità per i suoi clienti di “far girare” gli Apc, trasformandoli in merci e soluzioni ai suoi problemi. Più numerosi sono i soggetti che accettano di essere pagati in Apc, maggiore è la fruibilità dello strumento e la sua capacità e velocità di circolazione. Più gli Apc circolano e più diventano uno strumento liquido e maneggevole. La società di trading seria fornisce anche la consulenza per mettere in contatto tra di loro le aziende che utilizzano il proprio strumento, collegando domanda e offerta di beni e servizi e fungendo da collettore per soddisfare i reciproci bisogni.
Le aree di intervento sono molteplici e riguardano, come già detto:

  • le scorte di magazzino obsolete, fuori moda, sorpassate o svalutate;
  • gli ordini non ritirati o cancellati;
  • gli eccessi di produzione;
  • i crediti in sofferenza;
  • gli immobili residenziali e commerciali;
  • i cespiti e i macchinari in genere;
  • la capacità produttiva in eccesso (ho un impianto da ammortizzare che lavora a mezzo servizio e mi servono commesse per saturarlo).

Oltre che all’estero, anche in Italia esistono casi di successo, in cui si può senz’altro affermare che lo strumento ha funzionato.

Un esempio
Un importante gruppo attivo nel settore abbigliamento e accessori. Prodotti di alta gamma, settore del lusso. Il soggetto in questione termina la propria relazione commerciale con un grande retailer americano e si ritrova sul gobbone un quantitativo di capi prodotta su disegno specifico e con le etichette del retailer ancora attaccate. Gli obiettivi del gruppo italiano sono tre e sono irrinunciabili:

  • recuperare il 100% del costo del bene;
  • proteggere la distribuzione negli Usa, per loro mercato in crescita;
  • rimuovere i cartellini e le etichette con il nome del retailer.

L’inghippo si presenta in un momento della stagione di vendita in cui il gruppo italiano autonomamente non può identificare un cliente alternativo a cui vendere il prodotto. Si rivolge quindi ad una società di corporate trading per risolvere il suo problema. La società in questione identifica un’organizzazione benefica americana che impiega persone handicappate, che il corporate trader paga per rimuovere manualmente le etichette. Il trader vende poi negli Usa, a una catena distributiva non ancora cliente del gruppo italiano, il prodotto. Il soggetto italiano non ha all’epoca sul territorio a stelle e strisce centri di costo tali da poter monetizzare i crediti Apc ricevuti in pagamento, per cui questi transitano dal trader, che all’interno del suo network trova un altro soggetto, operante questa volta in Italia, della stessa filiera del soggetto italiano, disponibile ad accettarli in pagamento in cambio di una fornitura di materia prima. Il soggetto italiano monetizza in questo modo i propri Apc, trasformandoli in materia prima per il proprio ciclo produttivo. Il fornitore, pagato con gli Apc utilizza i medesimi per acquistare servizi (contratti pluriennali per la gestione di mense aziendali e noleggi di lungo termine) da altri soggetti che già accettano gli Apc come strumento parziale di pagamento per le proprie prestazioni. Il cerchio si chiude, senza perdite di valore.
La società di trading, per funzionare, deve essere presente in un numero elevato di paesi e avere moltissimi contatti. Deve rispettare le pattuizioni concordate con i propri clienti riguardo a territori e canali che essi intendono precludere per questioni commerciali o di immagine. Più contatti il trader ha e più strade si aprono per monetizzare i propri Apc, in tutto il mondo. Il mix denaro/crediti è una formula ormai accettata da molti fornitori che in questo modo accrescono il proprio fatturato e acquisiscono nuova clientela e nuove quote di mercato. Il lavoro del trader si estende anche all’acquisto di spazi pubblicitari per incrementare la probabilità di realizzare la vendita. Le possibilità di monetizzare i propri crediti sono vastissime, se la società è ben ramificata e dispone di un network di clienti ampio: acquisto di prodotti e servizi quali stampa, packaging, forniture per ufficio, trasporti, servizi doganali, costruzioni edili. Non c’è limite. Il trader non deve imporre al cliente i propri fornitori, ma offrire delle soluzioni, interne al proprio mondo di contatti, per monetizzare i crediti.
Per ora lo strumento del corporate trading è stato utilizzato in Italia soltanto da gruppi importanti, ramificati in tutto il mondo e con un mercato di sbocco mondiale per i propri prodotti. Una connotazione che senz’altro ne favorisce l’utilizzo e, in generale, aiuta a sfruttare tutte le opportunità offerte dal mercato e dalla finanza. Credo però che anche aziende meno “evolute” da un punto dimensionale e geografico, nel breve periodo, potranno avvalersi di strumenti come questo, affinando e migliorando la propria redditività.

Destinatari
Tutte le imprese, perché minimamente strutturate, in forma di società di capitali. Non è tanto la tipologia aziendale a costituire una discriminante all’utilizzo del prodotto, quanto la disponibilità della proprietà ad aprirsi al concetto e all’accettazione degli Apc.

Soggetti coinvolti
L’impresa, la società di corporate trading, altre imprese che già fanno parte del network.

Scopo
Far recuperare valore agli asset patrimoniali cosiddetti non performanti o svalutati.

Funzionamento
Pagamento degli asset da parte di una società di corporate trading, parte con denaro e parte con crediti denominati Asset purchase credit (Apc), utilizzabili da chi li detiene come strumento di pagamento per forniture da soggetti che li accettano.

Glossario

Apc: Asset purchase credit, una sorta di moneta alternativa con cui recuperare valore dai propri asset non performanti e da utilizzare per acquisti e forniture di beni e servizi da soggetti che li accettano in pagamento, anche parziale.

(per maggiori approfondimenti vedi Finanziamenti e credito, Novecento Media)

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