Il consolidamento del mercato finanziario visto da Cge&Y

Integrazione, organizzazione dei processi e program management costituiscono i principali aspetti seguiti dalla divisione Financial Services di Cap Gemini Ernst & Young, che si occupa anche di gestire il laboratorio di sperimentazione di servizi e tecnologie.

 


Nata dalle competenze di sviluppo applicativo e outsourcing appartenenti a Cap Gemini e da quelle di consulenza direzionale di Ernst & Young, Cap Gemini Ernst & Young continua a fare proprie queste tre discipline di servizio, con soluzioni che partono dalla definizione e condivisione con il cliente del modello di business per giungere alla fase di trasformazione per quanto riguarda la parte informatica e quella organizzativa. "Quando parliamo di tecnologia – ha spiegato Livio Palomba, responsabile Financial Services di Cge&y, che fa parte della business unit Consulting Services – intendiamo sia i servizi tipici delle software house, vale a dire lo sviluppo e l’integrazione di grossi sistemi, sia l’applicazione di un tassello all’interno di grossi programmi evolutivi">. Il mercato dei financial service, composto da banche e assicurazioni, rappresenta circa il 25% del fatturato di Cge&y e, in particolare, le seconde hanno un peso che corrisponde almeno alla metà di tale percentuale.


I due settori stanno vivendo un momento di convergenza che ha prodotto un iniziale periodo di stasi dal punto di vista del mutamento tecnologico. "In questo periodo, tuttavia – ha proseguito Palomba -, gli istituti finanziari e di credito hanno deciso di sfruttare al meglio i benefici dell’integrazione. Stanno partendo nuovi progetti che prendono il via da un piano industriale per arrivare a definire processi, assetti organizzativi e architetture tecnologiche fino all’esternalizzazione di parte dei sistemi informativi".


Il ruolo di Cge&y si concretizza durante la definizione del piano industriale o nel momento in cui si definiscono i "cantieri" dell’integrazione. "Ci occupiamo di gestire questi "pezzi" di sistemi informativi – ha specificato il manager -, in linea con le aspettative dell’interlocutore, che è, tipicamente, l’amministratore delegato. La squadra d’azione è formata in modo dinamico a seconda delle necessità. Ciò che conta è, infatti, fornire punti di riferimento fissi. Ci impegniamo sugli obiettivi, ma come li raggiungiamo non è di interesse del cliente, l’importante è segnalare e risolvere le criticità".


Una caratteristica di Cge&y è quella di non gestire piattaforme informatiche proprie. "Non vendiamo applicativi – ha puntualizzato Palomba -, il che comporta, invece, che si stringano partnership importanti con i vendor, certe volte a livello internazionale, altre con attori locali. I fornitori con cui lavoriamo lasciano seguire a noi l’integrazione con i sistemi del cliente, la parte organizzativa dei processi e il program management. Questo perché sempre più il mondo dei financial service, come è già successo in altri settori, sta andando verso l’adozione di package completi piuttosto che in direzione di sviluppi custom".


L’intenzione del consulente, che ritiene, dalle parole di Palomba "Sap e Oracle due nomi di riferimento" è di agire in modo trasparente nei confronti dei partner e di lavorare, prevalentemente, con un unico brand deputato per ogni area, a seconda delle caratteristiche dell’azienda o della qualità dell’applicativo. Ciò significa che, sebbene l’approccio privilegiato da Cge&y sia di tipo consulenziale e si basi sul suggerire la strada da seguire, tenendo conto del settore di riferimento e dei processi che si stanno affrontando, la società è in grado di supportare i clienti anche laddove questi avessero già instaurato rapporti con un vendor specifico.

Le tecnologie più richieste


Banche e assicurazioni stanno riservando sempre maggiore attenzione alla Business intelligence, al Crm e ai Web service, "ambiti in cui noi abbiamo sempre investito – ha messo in luce il manager -. Con l’evoluzione del mercato, si è trattato solo di adeguare il numero di risorse dedicate a queste due aree core". In particolare, il Crm analitico è oggetto di grosso interesse, in conseguenza del modello distributivo su cui le assicurazioni tipicamente si basano, che prevede agenti indipendenti. Il che fa sì che gli uffici centrali non conoscano in modo diretto i propri clienti. "Le istituzioni di taglio enterprise, con cui si riesce a stabilire un legame diretto – ha continuato Palomba -, sono seguite da account team, con un numero minimo di persone dedicate, e da squadre che cambiano a seconda della fase operativa in cui ci si trova a operare. Si varia da tre a dieci risorse in relazione alle dimensioni dell’impresa per arrivare, in alcuni casi, fino a cento. Per i clienti minori, i progetti coinvolgono in media quindici addetti".

I test in StpLab


Le problematiche del consolidamento, della convergenza, della ricerca di una maggiore efficienza e della riduzione dei costi, che stanno caratterizzando il mercato del financial management, hanno convinto Cge&y a dare vita a un laboratorio di sperimentazione di servizi e tecnologie. StpLab è nato con l’intento di permettere a clienti e partner di effettuare test sulle soluzioni più avanzate, nell’ottica di ottimizzare i processi di back office e di ridurre i tempi sugli ordini. "In un momento in cui si assiste alla nascita di standard internazionali, come Basilea II – ha precisato Palomba -, abbiamo pensato di creare un laboratorio che coinvolge, da un lato, i fornitori di informatica e, dall’altro, istituti finanziari e partner".


StpLab, che è promosso con il supporto di Omgeo, Sybase, SunGard e Sun Microsystems, svilupperà annualmente almeno tre progetti, ognuno dei quali sarà coordinato da un comitato guida e realizzato dai consulenti di tutte le società partecipanti all’iniziativa. La documentazione prodotta e l’ambiente applicativo realizzato rimarranno a disposizione delle istituzioni finanziarie che aderiranno all’iniziativa. Tra i primi argomenti che il laboratorio tratterà rientrano la gestione degli ordini, quella delle corporate action e i flussi di comunicazione da e verso le reti di distribuzione. "L’obiettivo – ha detto ancora il manager – è quello di dar vita a sinergie tra diversi temi, su cui le aziende sono disposte a condividere l’investimento con i propri competitor. Esistono, poi, altri progetti più specifici su cui, invece, gli istituti lavorano insieme a noi su soluzioni sviluppate ad hoc".

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