Il cloud traghetta da Ipv4 a Ipv6

La virtualizzazione permette di sopperire alla penuria di indirizzi, in attesa che l’Ip6 estenda la sua presenza. Ma conterà la strategia.

Entro il 2011 dovrebbe finire l’assegnazione degli ultimi indirizzi Ip4 disponibili, recentemente consegnati alle aziende che ne avevano fatto richiesta.
Poiché l’adeguamento ad Ip6 è ancora lenta e siamo intorno ad un terzo dei server, è ragionevole prevedere dal 2012 un periodo di vuoto.
Non sarà certo un problema per le grandi aziende, che si sono premunite per tempo, ma per quelle in fase di sviluppo, dalle startup ad improvvisi casi di successo.

Certamente un effetto di bordo sarà dato dalla rivendita di indirizzi tra aziende, a prezzi maggiori di quelli attuali, com’è per tutte le risorse che scarseggiano.

Più probabilmente si farà un certo ricorso strategico a virtualizzazione e cloud, soluzioni che di fatto permettono di condividere lo stesso indirizzo Ip ad un pool di server o altre risorse condivise. Con una certa attenzione, il meccanismo potrebbe servire, al contempo modernizzando l’infrastruttura aziendale.

Già da qualche anno si parla di DNS as a service, per svariati motivi che comprendono anche la gestione della scarsità di indirizzi Ip4. Oggi alcuni commentatori, come Lori MacVittie di ZDNet Uk, osservano che dietro la virtualizzazione per mancanza di indirizzi Ip4 si potrebbe nascondere un rischio, ovvero il passaggio ad una soluzione cloud tattica e non strategicamente rivolta ad un futuro adeguamento all’Ip6 e a ciò che comporterà.

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