Il cloud è il miglior asset per gli sviluppatori

Per affermarsi il cloud ha bisogno di tecnologia, soluzioni e gente che ci crede. Gli approcci evolutivi e rivoluzionari di Dell, il supporto tecnologico di Intel, e la macchina diffusiva di It.net fanno capire che ce la farà.

Partiamo con l’assunto finale: la risorsa critica nell’infrastruttura cloud non è la capacità di calcolo, ma la memoria utilizzata.

E arriviamo a stabilirlo analizzando l’azione di alcuni protagonisti dello scenario cloud: Dell, Intel e It.net.
I primi due sono fornitori di tecnologia abilitante, la terza è quella realtà che si occupa di portare il cloud sul mercato, in particolare agli sviluppatori.

Basandosi su una ricerca effettuata da Dell stessa, Fabrizio Garrone, Solution manager di Dell Italia, ci spiega che l’85% delle aziende nei prossimi tre anni farà uso di cloud in qualche modo. E che Il 68% della spesa sarà per il private cloud.

Per risparmiare? No: il cloud di per se stesso non riduce i costi It: li ottimizza.

Approccio al cloud tradizionale o rivoluzionario?
In Dell esistono due approcci al cloud: tradizionale e rivoluzionario.

Quello tradizionale, spiega Garrone, «lo chiamiamo evolutivo ed è il classico Iaas basato su virtualizzazione».

Un esempio pacchettizzato di cloud evolutivo è Cloud in a box, una sorta di mini datacenter, che mette a disposizione tutto quanto serve per la realizzazione di un private cloud.

Le macchine Dell, spiega Garrone, escono dalla fabbrica con già tutto il software a bordo. Come step uno si fa un private cloud, ma con wizard si può portare il sistema in un cloud pubblico, Microsoft standard.

L’approccio rivoluzionario è basato sulle piattaforme, va a toccare le applicazioni. Si fa PaaS: con Joyent, Boomi per integrare le applicazioni interne con il cloud, Azure. Si cambia metodo e struttura, insomma.

Comunque sia, il cloud deve far girare software.
Intel, come spiega Andrea Toigo, intende abilitare gli sviluppatori alla creazione di applicazioni, e perciò «facilitiamo la creazione di Api. Il punto è far fruire le applicazioni all’esterno in sicurezza».
Expressway Cloud Access 360, per esempio, è un server di tokenization per passare da cloud privati a cloud pubblici.

Interessante diventa allora la testimonianza di Matteo Giampaolo, direttore marketing Italiaonline e IT.net (quelle dei portali Libero e Virgilio).

Fra i clienti ha società internet, come quelle che fanno gaming, ma anche developer e startup.

Per loro l’approccio è quello del public cloud, su piattaforma Joyent, che fornisce IaaS (virtual datacenter) e PaaS (application development platform), con Hadoop.
Il tutto gira su oltre 150 server Dell.

«Joyent – spiega Giampaolo – è una piattaforma cloud perfetta per le startup digitali, perché ha tutto per parlare con vari Os, linguaggi e database, sfrutta la Cpu bursting, ossia fa scalare le risorse in tempo reale».

Anche Libero.it è stato portato su piattaforma Dell con Joyent, in cinque mesi: home page, portale mobile, canali tematici, community, Webmail «ora sono tutte cloudizzate».

Giampaolo fa l’esempio di Sportsquare games, una startup piemontese del gaming che usa la piattaforma cloud di It.net per consentire partite online fra gli utenti: 2 giochi, 4 milioni di giocate, 80mila utenti registrati, 21 minuti tempo medio sul gioco.

Con Libero cloud e Node Js è stata creata una web app che riduce la richiesta di dati da parte del client, ossia l’occupazione di banda.

Perché la risorsa critica nell’infrastruttura cloud non è la capacità di calcolo. Quella ce n’è a sufficienza. Ma la memoria che l’utente occupa con le sue richieste applicative. Per questo serve sviluppare bene.

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