Il cloud di Microsoft si chiama Azure

La piattaforma del colosso di Redmond ha suscitato molte speranze tra gli operatori del canale It

Azure è un vero e proprio ambiente completamente “in the cloud” con un set di servizi, applicazioni, spazio disco e potenza di calcolo. Come un computer completo Azure offre gli strumenti di lavoro che servono, via Internet, a pagamento ovviamente. In sostanza, Azure sposta sui server di Microsoft, accessibili via Internet, tutta l’intelligenza necessaria per usufruire di servizi per le aziende e programmatori. La piattaforma comprende il “sistema operativo” per i servizi Windows Azure, un database relazionale su Web come Microsoft Sql. Azure assicura interoperabilità e connettività attraverso .Net Services. Dunque, software e calcolo come servizio per i clienti finali, ma anche strumenti di programmazione e sviluppo completamente virtuali e a disposizione dei partner.

Rivedere il ruolo dei partner
«Con Azure – ha spiegato, infatti Riccardo Sponza, manager divisione Developer and Platform di Microsoft Italia – ci teniamo la complessità in Microsoft, e lasciamo ai partner la possibilità di focalizzarsi nello sviluppo dei servizi. Questa piattaforma, infatti, consente ai partner di proporsi ai propri clienti con soluzioni flessibili. Spetta alle terze parti cogliere le opportunità derivanti dallo sviluppo di servizi basati sul cloud. Ovvio che, rispetto al modello di vendita del software pacchettizzato, ora i partner devono un po’ rivedere il loro ruolo, ma le opportunità sono ghiotte. Secondo il nuovo modello di business legato ad Azure, a seconda di come è realizzata una soluzione, il canale può continuare ad aggiungere valore. Un partner può decidere di essere lui stesso a pagare le risorse di Azure per poi rivenderle ai clienti finali, oppure può anche sfruttare le risorse di Azure per aggiungere valore, con i clienti finali che comunque pagano direttamente le risorse utilizzate».

Un modello più articolato
«Da quando c’è stato l’annuncio – prosegue Sponza – le richieste di informazioni sono state tantissime; un ottimo segno, l’idea del cloud integrato magari in piattaforme IT “tradizionali” sta, per esempio, prendendo piede in maniera importante in ambito bancario. Con un simile strumento si passa da un concetto di Software-as-a-Service a un più completo e articolato modello di platform-as-a-service che darà vista a tutta una serie di infrastrutture e applicazioni multidevice che vedranno servizi IT tradizionali “in house” dialogare con soluzioni e servizi completamente sulle nuvole». Nell’idea del colosso di Redmond, dunque, anche partner meno abituati a sviluppare software “in casa” per vestire di valore le soluzioni dei vendor, avranno ora la preziosa opportunità di accedere a servizi semplici, immediati, che permetteranno loro di creare applicazioni ad hoc per i clienti.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome