La società veneta ha sviluppato competenze specifiche nell’ambito della compliance e indirizza le aziende a evitare i rischi (ei costi) dell’under-licensing e dell’over-buying.
È u percorso evolutivo importante, quello seguito da IKS, società veneta con sede a Padova, ma presente con propri uffici anche a Milano, Torino, Trento e Roma.
Nata negli anni Novanta con un focus specifico sulla sicurezza, la società, come racconta l’amministratore delegato Paolo Pittarello, non solo ha ampliato le proprie competenze ma ha finito per strutturarsi come gruppo, composto da quattro aziende ciascuna con una propria area specifica di attività.
”Dadoquadro si focalizza sui sistemi documentali e la dematerializzazione processi; Kima di security compliance e Pci, IKSTN, con sede a Trento, si occupa di sviluppo innovativo in particolare negli ambiti della sicurezza e della mobilità; infine Kleis, con sede a Torino, si occupa in particolare di antifrode bancaria”.
Complessivamente si parla di un organico di un centinaio di persone e di un fatturato consolidato a fine 2012 di 12 milioni di euro, generato in prevalenza in ambito finance e nell’area della sicurezza.
”Siamo strutturati in quattro business unit – racconta ancora Pittarello – : sicurezza, governance, factoring e progetti innovativi, infrastrutture”.
IKS opera prevalentemente come system integrator, con focus specifici sulla sicurezza, sulle certificazioni e, in ambito infrastrutturale, sulla vendita di servizi di installazione e gestione.
A queste attività affianca anche lo sviluppo di soluzioni e servizi che indirizzano necessità specifiche del suo bacino di utenti.
Così è nata una soluzione proprietaria nell’ambito dell’antifrode, un sistema che analizza i dati che arrivano dai sistemi di online banking ed evidenzia le anomalie comportamentali.
Così ha preso vita una task force mobile dedicata allo sviluppo di App: ”Naturalmente anche in questo caso il focus è sulle tematiche sicurezza e di assesment”.
Così ha preso vita la soluzione più recente, questa volta sviluppata nell’ambito della compliance.
”Da un anno e mezzo ci siamo focalizzati sul tema della compliance delle licenze, anche perché i grandi software vendor hanno iniziato degli audit le cui ricadute legali, penali e sul budget possono non essere irrilevanti”.
Partendo dagli asset e dal Cmdb la soluzione definisce gli algoritmi che permettono di capire se il cliente è compliant con le licenze, parametrando tutto con le regole dei vendor.
”Questo significa la sicurezza di una posizione di conformità, evitando i rischi legali e le spese non solo economiche, derivanti da situazioni di under-licensing, ottimizzando nel contempo gli acquisti sul software, così da evitare di converso anche le situazioni di over-buying”.
Per l’azienda significa strutturare la propria dotazione software sulla base di esigenze reali e di accordi di acquisto più convenienti.