IfBookThen alle porte. Ferrario: è il momento di fare networking

Il cofondatore di Bookrepublic ci introduce il think tank milanese sull’editoria elettronica e ci spiega il sistema Digitpub.

Torna a Milano, la prossima settimana, IfBookThen, l’evento che per il secondo anno consecutivo si propone come think tank internazionale per tutti coloro che operano nella filiera editoriale.

Due giornate di lavoro, il 2 e il 3 febbraio, per parlare di visioni, di strategie, di tendenze attualissime, come il self publishing, e, naturalmente, di editoria digitale, con tutti gli aspetti correlati, dalla pirateria al diritto d’autore, passano per i nuovi modelli di business.

A promuovere l’evento, nel corso del quale interverranno Jonathan Nowell, presidente di Nielsen Books, Giovanni Bonfanti, di A.T.Kearney, che parlerà dell’evoluzione del mercato digitale in Europa, e ancora Molly Barton di Penguin Us ed Henrik Bergren di Readmill, come lo scorso anno è BookRepublic, libreria e piattaforma per il mondo dell’editoria digitale.
”IfBookThen – – spiega Marco Ferrario, cofondatore di Bookrepublic – è un importante strumento per fare cultura sul mercato italiano. È un momento di networking internazionale, nel corso del quale guardare agli sviluppi in corso nel nostro Paese da un punto di vista allargato, che abbraccia tutti i mercati”.

Siamo sicuramente in un momento di svolta per l’editoria digitale: un momento nel quale non solo le numeriche sono in crescita, ma nel quale si ridefiniscono modelli e sistemi.
Ed è anche per questo motivo che Ferrario tiene a sottolineare come Bookrepublic non sia una entità a se stante, ma faccia parte di un sistema totalmente integrato come quello di Digitpub.
Nell’anima Digitpub rientrano infatti Exlibris, la piattaforma di distribuzione alla quale hanno aderito ormai 150 editori e che alimenta lo store, il database Alessandria, nel quale si trovano gli oltre 16.000 ebook attualmente in circolazione, Movìri, lo strumento di profilazione della customer base, e, in tempi recentissimi, Zazie, il social network dedicato a tutti gli appassionati di libri.
Non solo.
Nell’orbita di DigitPub entrano anche 40KBooks, casa editrice digitale che pubblica ebook, selezionando opere in più lingue, traducendole, editandole e curandone la distribuzione anche sui mercati internazionali, ed Emma Books, una sigla editoriale di narrativa, memoir e manualistica tutta al femminile.

”In particolare proprio 40K ed Emma Books sono molto importanti nell’ecosistema di DigitPub – spiega Ferrario – perché ci hanno consentito di sviluppare un know how e una esperienza molto specifici. Per altro con i libri di 40K e di Emma Books siamo presenti su altre librerrie online come quella di Amazon”.
Nel prossimo futuro di DigitPub non mancheranno poi le applicazioni per il mondo mobile, “prima per Android, poi per Apple. Vogliamo sviluppare un sistema integrato nel cloud, così che l’utente possa, una volta acquistato un titolo, accedervi da qualunque dispositivo. E vigliamo farlo migliorando quanto possibile la sua experience. Per questo al Drm di Adobe preferiamo il social Drm”.
La scelta di DigitPub, in effetti, si orienta verso il Digital Watermarking, che lega l’autorizzazione alla lettura del titolo all’utente e dunque ne autorizza la fruizione da qualunque dispositivo.

Se a Ferrario non interessa lanciarsi nell’avventura dei dispositivi (”Le economie di scala non giustificano un nostro coinvolgimento su questo fronte”), ben altro focus tiene e mantiene sulle evoluzioni che stanno interessando l’intera filiera dell’editoria digitale.
”I temi sul tavolo sono molti: dalla misurazione delle vendite dei libri in digitale, che sembrano seguire logiche abbastanza diverse rispetto alla libreria tradizionale, alla gestione dell’autore dal punto di vista della promozione editoriale, arrivando alla relazione del triangolo tra editore, autore e lettore”.

Il Self Publishing, ad esempio, è un fenomeno che sembra interessare in modo specifico proprio il mondo digitale.
”E’ una tendenza strutturale, un componente aggiuntivo. Il digitale abbatte la barriera di ingresso e da la possibilità a tutti di pubblicare. Per altro, in molti casi, da agli autori un’arma contrattuale in più verso gli editori”.
Tuttavia, ricorda Ferrario, il caso di Amanda Hocking, che dal self publishing è arrivata a formare con un editore del peso di St. Martin’s Press, oltre a rappresentare ancora dei veri e propri “fenomeni”, richiedono anche mercati dimensionalmente importanti per potersi replicare. <br< digitale.

Siamo comunque in un momento nel quale non esistono modelli definiti.
E se è vero che l’editoria scientifica ”ha imparato per prima a muoversi sul digitale”, oggi il riferimento è il mondo dell’editoria trade, che ”seguendo le logiche del B2C risulta più innovativa nelle modalità di ingaggio col lettore”.
Più scettico è Ferrario, nonostante le recenti dichiarazioni di parte governativa, sulle possibilità di ingaggio sul fronte educational e scolastico.
”Il mondo della scuola è ancora piuttosto conservativo e non solo in Italia. L’unico Paese nel quale il passaggio al digitale sta avvenendo in modo strutturato è la Corea del Sud, dove dal 2015, per forza di legge dal 2015 non ci sarà più un libro di scuola cartaceo. Ma l’Italia e l’Europa non sembrano pronti a compiere lo stesso passaggio”.

Su tutto questo, forse il cruccio più grande per Ferrario è la carenza di professionalità.
”Mancano nel nostro Paese figure professionali capaci di coniugare competenze editoriali e tecnologiche. In Germania e Inghilterra sono stati istituiti percorsi di formazione che portano in questa direzione. In Italia non ancora e anche questo è un segnale di insufficiente capacità di innovazione”.
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