Idc, così l’It in Italia

Un’analisi in chiaro/scuro del futuro dell’Information technology nel nostro Paese.

La realtà del mercato dell’Ict non è certo stimolante, ma non è un alibi per non crescere, come sta succedendo in Italia, che è la peggiore dell’Europa. Partendo da questa premessa Idc, nello specifico Ezio Viola, Group vice president e general manager dell’area Southern Europe, ha voluto analizzare che cosa si aspetta dal settore e i trend che dovrebbe imboccare il nostro paese tra il 2006 e il 2008. Come osserva Viola, la curva di ripresa è oggi molto più legata al ciclo economico, ed è diversa da nazione a nazione.

A fronte di un’Europa che in media cresce di circa il 6% nell’It, troviamo realtà come la Russia che si attesta su incrementi del 20%, l’India del 18%, la Cina del 13% e il Brasile del 12%.

Il mercato dell’It in Italia ha ormai un ciclo maturo e per quanto riguarda il 2006 la previsione di crescita è di un +2,1% (per complessivi 22,3 miliardi di euro), frutto di un hardware che aumenta del 2,1%, di un software che si dimostra ancora trainante (+3,9%) mentre i servizi, pur crescendo del 2,1%, dimostrano di essere ancora in difficoltà a causa del calo delle tariffe «che stanno “ammazzando” la qualità dell’offerta» ha sottolineato Viola.

Per il 2007 l’incremento previsto per l’It è del 2,6% per salire al 2,7% nel 2008. Ormai è assodato che il nostro mercato abbia dei problemi strutturali, in quanto ci sono aziende che operano nell’It che sono ancora in sofferenza (la cui crescita media da qui al 2010 è prevista in un +0,4%), mentre altre hanno performance superiori alla media del mercato (crescita media +10,5%), dovute molto probabilmente al fatto che stanno utilizzando modellli di business più snelli e meno costosi ma sicuramente non solo.
Secondo Idc è necessario che le aziende, sia quelle che operano nell’Ict che quelle utenti, adottino modelli organizzativi di business diversi, perché la situazione attuale non invoglia certo gli investistori internazionali a guardare al nostro paese come a un mercato appetibile. E quindi meno soldi, meno innovazione.

Ci sono però nicchie di prodotti/servizi It che nel 2006 stanno dimostrando una certa dinamicità, come per esempio l’area system infrastructure software (+7%) e le application (+3%), mentre più contenuti risultano i trend della system integration (+1,6%) e dell’outsourcing (+1,4%). Sul fronte hardware risultano trainanti il mercati delle printer (+4,1%) soprattutto grazie al consumer, come pure quello dei pc, (+2,8% in valore) e del networking (+2,1%).

In base alla tipologia d’utenza in fatto di investimenti nell’It, per il 2006, Idc vede in sofferenza le grandi aziende (+1%), attribuisce un +2,1% alle realtà della Pa, sia centrale che locale e un +5% al consumer, mentre alle Pmi attribuisce un incremento del 2,5%. Viola ha tuttavia subito sottolineato che ormai è troppo restrittiva questa sigla, perché all’interno contiene attori che non sono confrontabili e che hanno dinamiche molto diverse. Per cui in futuro sarà necessario distinguere almeno tra piccole aziende e medie perché non solo i trend sono diversi ma anche le problematiche. Infatti le aziende con meno di 10 dipendenti non hanno bisogno di soluzioni complesse, ma hanno esigenze più vicine a quelle del mondo consumer.

Il mercato dell’It, quindi, ha ancora notevoli potenzialità inespresse, per cui i fornitori devono tener conto di tutte le necessità dell’utenza che ancora non sono state soddisfatte, e avviare al loro interno una miglior segmentazione del mercato, con l’aiuto del canale. Ma occorre anche una maggior capacità di innovazione dell’offerta e delle politiche contrattuali e di pricing, soprattutto da parte delle società di servizi.

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