Se il Forum Pa (tenutosi di recente a Roma) deve anche mostrare lo stato dell’informatica nella Pubblica amministrazione, allora possiamo ben dire che non ci resta che piangere. Tra proposte e sperimentazioni si parla di nuove ondate quali le interfacc …
Se il Forum Pa (tenutosi di recente a Roma) deve anche mostrare lo stato dell’informatica nella Pubblica amministrazione, allora possiamo ben dire che non ci resta che piangere. Tra proposte e sperimentazioni si parla di nuove ondate quali le interfacce 3D e lo sviluppo di applicazioni con il Saas di Google, ma nonostante Internet, il software applicativo sembra rimasto abbastanza stabile.
Alcune categorie di soluzioni per la Pa, negli anni lanciate come irrinunciabili, sono rimaste a disposizione di quei pochi che le volevano, senza diventare una pratica diffusa: dal protocollo alla firma digitale, dalla posta certificata all’accessibilità dei siti, nulla è davvero presente nei siti delle Amministrazioni. Proprio l’accessibilità sembra vivere la situazione più deprimente: quattro anni di legge Stanca hanno portato a un “bel” si fa per dire, 3% di aderenza alla normativa, secondo le rilevazioni del Cnipa su 1.426 home page di siti pubblici.
La socialità del Web 2.0 è ancora lontana da mostrarsi una buona pratica per l’Amministrazione pubblica e la banda larga non sembra la panacea per tutti i mali, condizione sì necessaria ma certamente non sufficiente. «Diffusione, pervasività e trasformazione della società: si innova facendo rete», ha riassunto Biagio de Marchis, direttore del settore pubblico di Ibm Italia. Il suo punto di vista è decisamente istituzionale, in qualche modo rappresentativo della filosofia di tutte le grandi aziende. «Il fermento italiano è ancora a macchia di leopardo anche se alcuni casi di eccellenza non temono il confronto internazionale». Proprio Ibm ha presentato al Forum una serie di soluzioni già sviluppate, complete e spesso di grandi dimensioni, impostate con soluzioni assolutamente classiche, dal cluster ai blade, spesso in luogo di architetture distribuita.
E se il software non è cambiato troppo, allora ancor oggi il ruolo dei system integrator resta centrale, a metà del guado tra la grande azienda che prende il contratto e la soluzione con alcuni punti di forza da integrare. «Negli ultimi due anni lo sviluppo di software aziendale è partito da soluzioni e fornitori nati per il desktop che si elevavano verso l’alto del server – ha detto Pasquale Santoro della QuattroEmme -. Per la Pa la base è ancora il documentale, con la produzione di documenti, spesso attraverso una modulistica specifica, da controllare come un’automobile attraverso l’ormai classico “cruscotto software”». Anche la presenza delle donne nell’It sembra segnare il passo se non tornare indietro. Il progetto sociale “Futuro@lFemminile – Tecnologia per le pari opportunità”, ha presentato argomenti non centrati sulle donne, spesso tenuti da relatori uomini.





