Ict nei Paesi in via di sviluppo, fra volontariato e opportunità di business

L’Ict non è solo un settore dal quale trarre profitto, ma qualcosa che può segnare a lungo termine il divario fra Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo. E qualche organizzazione si impegna anche in questo campo. È il caso dell’Occam, l’Osservatorio …

L’Ict non è solo un settore dal quale trarre profitto, ma qualcosa che
può segnare a lungo termine il divario fra Paesi ricchi e quelli in via
di sviluppo. E qualche organizzazione si impegna anche in questo campo. È
il caso dell’Occam, l’Osservatorio sullo sviluppo delle nuove tecnologie della
comunicazione, creato nel 1997 dall’Unesco, che coinvolge oltre 100 istituzioni
internazionali e nazionali. L’espressione attiva del gruppo è Infopoverty,
programma nato in ambito Onu sei anni fa, coordinato dall’Occam, per combattere
la povertà attraverso l’uso di tecnologia. Le “vetrine” del
progetto sono i “villaggi digitali” in zone bisognose del mondo, che
sono stati realizzati in stati come Honduras, Libano, Mozambico, Perù
e Tanzania. E ora è il turno della Tunisia. Nelle zone scelte si cerca,
attraverso la tecnologia, di ridurre lo stato di povertà presente, con
applicazioni utilizzate come la telemedicina, per curare le persone che vivono
lontano dalle città, così come l’e-learning e il telelavoro per
stimolare la popolazione attiva. Un aspetto imprescindibile nel progetto è
la volontà di non portare queste soluzioni “già pronte”,
ma di cercare uno scambio reale e duraturo con la popolazione locale, attraverso
realtà importanti come le Ong del posto, ma anche personaggi chiave come
il capo villaggio.
Secondo il presidente dell’Occam, Pierpaolo Saporito, «in
Infopoverty sono presenti tre aspetti, tutti importanti. C’è la parte
filantropica, quella di innovazione tecnologica, ma anche il mercato ha un suo
peso. Nelle nostre iniziative cerchiamo di porre le basi per lo sviluppo di
un mercato, quello dei Paesi del terzo mondo, che potenzialmente è enorme»
.
Per una realizzazione effettiva di quanto detto, quindi, oltre agli attori istituzionali,
che non mancano, vedi Parlamento europeo, Onu e molti altri, dovrebbero occupare
un ruolo di primaria importanza anche le aziende. «Nel nostro lavoro
è fondamentale il rapporto con gli headquarter delle multinazionali,
e non solo
– continua Saporito -. Realtà come Microsoft hanno
già aderito, perché hanno compreso quanto possa essere utile per
loro. Si richiede infatti di donare anche articoli obsoleti o che non hanno
riscosso un particolare successo. Questo per tentare di creare un mercato, in
zone in cui le famose filiere sono spezzate. Per questo ci rivolgiamo alle aziende
italiane, invitandole a investire in cambio di visibilità e opportunità
di business»
. Per amplificare i risultati dell’organizzazione e cercare
nuovi interlocutori il 12 e 13 maggio si svolgerà l’Infopoverty conference,
alla sua quinta edizione. La conferenza sarà tenuta a Milano, ma collegata
in teleconferenza satellitare anche con la sede Onu a New York, con la sede
della Banca mondiale a Washington, con la Navajo Nation in Colorado e con il
villaggio Borj Touil in Tunisia. Il titolo dell’evento è "Attori
e strategie per lo sviluppo: tecnologia digitale e lotta alla povertà".

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome