Ibm si prepara la lancio dei mainframe G6

e atteso per la prossima settimana l’annuncio dei nuovi sistemi S/390, i primi che adotteranno processori con circuiteria in rame. Secondo le anticipazioni fornite dal costruttore, c’e da attendersi una velocit` superiore del 50% rispetto ai predecessori..

Con la prossima presentazione dei mainframe S/390 G6, Ibm sancirà l’avvent
o
del rame nella circuiteria dei microprocessori, mettendo finalmente a
frutto la scoperta annunciata ufficialmente quasi due anni orsono (si veda
x-link
La tecnologia del rame…; 003; A; 23-09-1997
x-fine-link
). Come indica il numero che accompagna la sigla di queste macchine, si
tratta della sesta generazione di grandi sistemi Ibm. Con i nuovi
processori G6, secondo quanto anticipato dal costruttore, la velocità
dovrebbe superiore del 50% rispetto al predecessore più potente. In realt
à,
il rame risulta più rapido dal 20 al 30% rispetto all’alluminio, ma il
resto del guadagno sarebbe stato ottenuto con miglioramenti nei bus e nelle
cache. Utilizzando il metodo standard per il benchmarking nel mondo dei
mainframe, ovvero i milioni di istruzioni per secondo (Mips), la società
ritiene di attendersi un salto da 1.100 a 1.700 Mips.
La nuova serie di macchine (che sarà disponibile anche via Oem con Hitachi
)
arriva circa un anno dopo rispetto alla disponibilità della precedente
generazione dei G5. Secondo le stime, da allora ne sono stati venduti circa
2mila pezzi, a testimonianza di una vitalità fino a qualche tempo fa
impensabile per i mainframe. Le necessità connesse al cosiddetto
e-business, dall’alta disponibilità alla continua operatività, hanno
prevalentemente contribuito a questa rinascita. La precedente generazione
poteva collegare in cluster fino a 32 nodi di macchine Smp a 10 processori,
anche se a oggi nessuno, secondo la stessa Ibm, usa questa configurazione
"estrema". Comunque, i nuovi G6 potranno fare di meglio, portando il
massimo di chip per configurazione a 12. Inoltre, ogni cluster potrà esser
e
collegato fino a 200 chilometri di distanza, usando connessioni in fibra
ottica, mentre oggi il massimo è a 40 chilometri.
Al di là delle caratteristiche tecniche di questi supercomputer, vi è da
notare come inizi a esserci una seria carenza di competenze specifiche in
questo settoree sia in primis la stessa Ibm a soffrirne, in casa e presso i
centri tecnici per la clientela. Una prima serie di corsi è stata avviata
negli Stati Uniti e da lì usciranno 300 laureati, poi collocabili sul
mercato mondiale. é probabile, in futuro, l’avviamento di analoghi corsi
anche in Europa, anche se occorre contrastare la tendenza a formare persone
solo su Windows Nt o Java.
Su un altro fronte, Ibm ha annunciato l’acquisizione di Planetworks, che
produce VisualAge Interspace, un software che collegare applicazioni
desktop a sistemi backoffice. Usando questo prodotto, che sarà disponibile
nei prossimi giorni, gli sviluppatori potranno usare tool standard per
connettersi a piattaforme quali Cics Transaction Server per Os/390, Mq
Series, WebSphere Application Server e VisualAge Generator.

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