Big Blue ha praticato una grande riduzione dei prezzi relativi alle proprie “ammiraglie”. La volontà è quella di spingere le proprie applicazioni, Linux e il computing on demand.
4 settembre 2003
Ibm ha sostanzialmente tagliato i costi di utilizzo dei propri mainframe.
Si tratta di riduzioni consistenti, che porteranno le grandi imprese a risparmiare su potenza attualmente in uso e sulle nuove applicazioni. Un “premio” particolare, poi, a chi utilizza Linux.
Andiamo con ordine, anche se c’è già chi ha rilevato che i nuovi prezzi di Big Blue rimangono comunque al di sopra di quelli che i concorrenti, Hp e Sun, applicano sulle macchine omologhe, rispettivamente i Superdome e gli E16000.
Innanzitutto Ibm ha tagliato da 50mila a 10mila dollari per Gigabyte il costo della memoria.
Ricordando che uno zSeries sinora usciva, di base, con 8 Gb di Ram, i nuovi prezzi, anche in ottemperanza al modello on demand, consentono a Ibm di farli uscire dagli stabilimenti con a bordo almeno 16 Gb.
Gli utenti, poi, che vorranno utilizzare nuove applicazioni di Ibm sui loro mainframe, beneficeranno di una particolare condizione di ingresso: il 10% del normale costo di licenza.
Le applicazioni a cui fa riferimento l’iniziativa sono, presumibilmente, Db2 e WebSphere per zOs.
Infine, Linux: gli utenti che si impegnano a utilizzare questo sistema operativo, pagano ogni processore attivato sul mainframe “solo” 125mila dollari.
Ricordiamo che ogni partizione su un mainframe Ibm è in grado di far girare 10mila istanze di Linux e che la roadmap di Big Blue relativa ai sistemi z990 fissa come picco di capacità la contemporaneità di 60 partizioni, ovvero di 600mila istanze di Linux.