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Ibm Q, computer quantistico a disposizione di tutti, via cloud

Difficile pensare a un computer quantistico sulle nostre scrivanie. Le possibilità di questo tipo di computer sono illimitate, ma se le persone non vi hanno effettivamente accesso, la tecnologia è poco più di un progetto scientifico intrigante. E se gli informatici, i ricercatori accademici e altri non hanno accesso all’hardware sarà difficile fare passi avanti.

La risposta di Ibm a questo problema è una piattaforma cloud chiamata Ibm Q che permette di utilizzare il calcolo quantistico senza avere accesso diretto a un quantum computer.

Per anni, il calcolo quantico è stato poco più di un “what-if” che ha affascinato gli informatici. Poi è stato un esperimento. Ora occupa una strana terra di nessuno, offrendo utilità diretta per i ricercatori anche prima che la promessa di un grande computer quantistico universale sia stata rispettata. È una tecnologia di nicchia dove Ibm sta facendo del suo meglio per renderla accessibile.

Il campo dell’informatica quantistica si sta evolvendo a un ritmo notevole, ma c’è ancora molta strada da fare prima che raggiunga il suo potenziale. Parte della sfida è rappresentata dalla portata della realizzazione di queste idee.

Il concetto ha richiesto una significativa quantità di messa a terra nella fisica sperimentale solo per decollare. In più questo lavoro doveva essere sostenuto da un’opera di ingegneria: ad esempio, i fili arrotolati sono stati implementati per evitare che l’hardware si rompesse con il diminuire della temperatura e i contratti metallici. Attualmente, c’è l’arduo compito di sviluppare un ecosistema intorno alla tecnologia.

L’utilizzo di Ibm Q via cloud

Fino a oggi 75.000 utenti hanno eseguito oltre 2,5 milioni di esperimenti sulla piattaforma cloud Ibm Q, con circa 60 articoli di ricerca pubblicati come risultato. Quando l’idea di computer quantistici ha colpito per la prima volta il mainstream, una delle domande più comuni è stato quando si poteva aspettare che un tale sistema per sostituire il loro pc. Gli esperti hanno risposto che per il momento non è chiaro se questo tipo di hardware offra vantaggi tangibili rispetto ai computer classici.

Il modello per il consumo di quantum nel breve termine è questo tipo di accesso al cloud. Per il momento, sembra che l’accesso remoto all’hardware quantistico sia l’approccio più efficace.

Cosa ottiene Ibm mettendo il suo hardware a disposizione di utenti che altrimenti non sarebbero in grado di lavorare con un computer quantistico?

Probabilmente grazie all’utilizzo che ne viene fatto si impara parecchio sulle prestazioni meglio se l’hardware fosse stato distribuito in numerosi laboratori. Tutto questo crea un ritorno per il progetto i cui progressi non si deve aspettare che rallentino, anzi.

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