Ibm: fatturato fermo, utili in calo

Un terzo trimestre piuttosto fermo per Ibm, che in questo periodo ha proseguito nella riorganizzazione delle proprie attività e delle proprie strutture

17 ottobre 2002 Nel terzo trimestre
dell’esercizio in corso, durante il
quale si è impegnata nella chiusura di divisioni in perdita, nella razionalizzazione
della forza lavoro (con tagli per oltre 15.000 dipendenti) e
nell’acquisizione di PwC Consulting, Ibm ha dichiarato di aver
registrato un calo dell’utile a fronte di un fatturato
sostanzialmente piatto
.
Il fatturato si è
infatti fermato a 20,3 miliardi di dollari, in calo dell’1% rispetto
al pari periodo dell’anno precedente, mentre l’utile netto è passato da 1,6 a
1,3 miliardi di dollari, in calo sì del 18% ma comunque al di
là delle aspettative degli
analisti.
Il Chief Financial Officer della società, John Joyce, ha dichiarato che dopo aver iniziato l’anno con qualche cauto ottimismo, Ibm ha dovuto fare i conti con il forte rallentamento dell’economia nel suo complesso e, soprattutto, con un generale ripensamento sugli investimenti It da parte delle aziende clienti.
Leggendo uno spaccato della trimestrale, si nota che la
divisione Global Services, sulla quale si orienta oggi
l’attenzione di Ibm, ha registrato un incremento del 2% nel fatturato, salito a
8,9 miliardi di dollari. Ed è in quest’area che confluiranno le attività di
recente acquisite: i 30.000 dipendenti ereditati rilevano PwC
Consulting
confluiranno nella neocostituita divisione Business
Cinsulting Services

.
Quanto al
software, Ibm ha registrato in questo comparto un calo del 3%,
fermandosi a 3,1 miliardi di dollari: in crescita del 2%
DB2 e del 27% WebSphere, mentre scivolano
Lotus e Tivoli
, rispettivamente del 15 e del 16%.
Quanto all’hardware, si parla di
un calo dell’1% a 6,8 miliardi
.
E
veniamo alle geografie: stabili le Americhe, in crescita del 2%
l’Asia-Pacifico, mentre l’Europa continua a calare, mettendo a segno un -8%.

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