Ibm anticipa le tecnologie storage del futuro

Svelati i dettagli della nuova architettura “a blocchi” IceCube e del software SledRunner che permette di ottimizzare le performance dei singoli Lun (Logical unit number).

Con una mossa del tutto inusuale per Big Blue, la divisione storage della casa di Armonk ha reso noti i dettagli di alcuni progetti di ricerca attualmente in corso che, nelle intenzioni dei vertici, dovrebbero dare degli esiti commercializzabili già nel corso dei prossimi anni. Nel corso di una visita della stampa internazionale al centro di ricerca di Almaden (California), Jai Menon, co-direttore dell’Ibm Storage Systems Institute ha anticipato i dettagli relativi ad alcune tecnologie e prodotti che, in futuro, dovrebbero cambiare il volto dello storage, incluse una nuova architettura, un motore di virtualizzazione e un nuovo metodo per creare partizioni logiche (Lun, Logical unit number), con performance garantite, all’interno di un array. Il manager ha svelato i dettagli relativi alla nuova architettura storage modulare, dal nome in codice di IceCube. La piattaforma in questione è creata, infatti, con dei “mattoni” che Ibm ha chiamato Collective Intelligent Bricks (Cib). I singoli Cib possono essere impilati e collegati senza che sia necessario l’utilizzo di cavi o connettori. Inoltre i mattoni, dall’aspetto del tutto simile alle batterie dell’auto, contengono 12 array ciascuno, per una capacità totale di 1,2 Tb di storage. Questi sono collegati attraverso una nuova tecnologia, battezzata Capacitive Coupling che, in pratica, consente il trasferimento di energia da un circuito a un altro, sfruttando il mutuo scambio tra i diversi circuiti. Il prototipo di un Cib include sei di questi circuiti e, una volta impilati, i singoli mattoni del sistema danno vita a quello che può essere a tutti gli effetti definito un sistema distribuito. L’idea, chiarisce Menon, è di riuscire a eliminare la necessità di sostituire un intero sistema quando una parte dello stesso subisce dei malfunzionamenti. Menon ha anche accennato al progetto SledRunner, una tecnologia che comparirà sul mercato sotto forma di un software pre-caricato su un server Linux e che consentirà di garantire l’ottimizzazione delle performance di una singola Lun. Le Lun virtuali possono essere facilmente create con l’ausilio di questo nuovo applicativo. Lo stesso provvede anche ad assicurare la disponibilità minima di capacità storage a determinate applicazioni critiche, generando delle “strozzature” nell’accesso agli asset alle applicazioni minori che condividono il medesimo set di risorse.

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