Ibm al lavoro per fare data center migliori

Investiti centinaia di milioni di dollari. Al varo 13 centri, fra cui uno a Milano, per potenziare i servizi di business continuity, e due per il cloud computing. Si progetta anche storage nuovo

La soluzione migliore per i periodi di crisi sta nella parola investimento, non in senso speculativo, ma costruttivo. Fra le società consapevoli di questa, per quanto banale, ma efficace ricetta, c’è Ibm, che nel periodo estivo ha fatto il punto sulle proprie attività di ricerca, sviluppo e per potenziare i servizi futuri alle imprese.

La società ha annunciato un investimento di 300 milioni di dollari finalizzato alla costruzione e al potenziamento di 13 centri di Business continuity e resiliency service in 10 paesi entro la fine dell’anno.

Dei nuovi centri uno sarà situato a Milano e gli altri a Hong Kong, Tokyo (Giappone), Parigi (Francia), Londra (Regno Unito), Pechino e Sciangai (Cina), Izmir (Turchia), Varsavia (Polonia), Metro Park (New Jersey), Colonia (Germania), Rio de Janeiro (Brasile), Mumbai (India), Bruxelles (Belgio) e uno in Sudafrica.

I centri sono stati progettati per aiutare le aziende a effettuare le operazioni di business in modo virtuale e in ogni condizione, in conformità con le specifiche regole vigenti sia a livello pubblico sia a livello privato, e a effettuare un veloce disaster recovery.

Per le nuove strutture di Ibm, in sostanza, si tratterà di fornire servizi per assicurare alle aziende utenti la continuità delle operazioni a tutti i livelli, aiutandole a evitare la discontinuità nel servizio e supportandole nelle eventuali attività di recupero. I centri erogheranno gli Information Protection Service, che combinano l’hardware Ibm con lo storage management software in un dispositivo di conservazione dei dati chiamato data vault e capace di conservare Terabyte di informazioni e di dati applicativi. La tecnologia adottata per la realizzazione dei data vault è frutto dell’acquisizione di Arsenal Digital Solution.

Big Blue ha anche annunciato un investimento di centinaia di milioni di dollari per creare due data center complessi, deputati ad alimentare l’infrastruttura di cloud computing dei prossimi anni. I nuovi centri saranno situati negli Usa e in Giappone. Negli Stati Uniti Ibm investirà 360 milioni di dollari per creare il proprio data center più complesso presso le strutture di Research Triangle Park nel North Carolina, che fornirà alle aziende la possibilità di accedere a enormi pool di tecnologie su Internet in grado di supportare gli ambienti cloud.

Il centro di Tokyo fornirà ad aziende di grandi dimensioni, università e Amministrazioni pubbliche nipponiche un collegamento con i massimi esperti nell’implementazione di ambienti di cloud computing. La struttura sarà collegata a quella di Raleigh e a sette altri cloud center Ibm in tutto il mondo, per aiutare le aziende a sperimentare infrastrutture e applicazioni cloud a livello globale.

E recentemente Ibm ha anche dimostrato l’impatto che la tecnologia storage solid-state può avere sulle modalità in cui si gestiscono e accedono le informazioni. I tecnici Ibm del laboratorio di sviluppo di Hursley (Regno Unito) e del laboratorio di ricerca di Almaden (California), si legge in una nota della società, hanno raggiunto risultati prestazionali che superano l’attuale record di un sistema storage del 250%. Il confronto è stato effettuato con un sistema System Storage San Volume Controller che virtualizza sistemi storage a disco tradizionali. I risultati di prestazione, che hanno seguito il benchmark standard Spc-1 e sono certificati dallo Storage Performance Council, sono stati ottenuti abbinando la tecnologia solid state di tipo Flash con la tecnologia Ibm di virtualizzazione a elevata scalabilità nel contesto del progetto Quicksilver, che ha permesso di realizzare un prototipo di sistema storage con prestazioni di oltre 1 milione di operazioni di I/O al secondo (Iops) e con tempi di risposta inferiori al millisecondo. Quicksilver si è quindi dimostrato in grado di migliorare le prestazioni di un San Volume Controller virtualizzato del 250%, riducendo a un ventesimo il tempo di risposta medio, a un quinto lo spazio fisico necessario e richiedendo il 55% dell’energia e del raffreddamento.

Si tratta, pertanto, di un miglioramento di prestazione che può avere positivi impatti sul business, dato che può consentire di svolgere, a parità di tempo, anche il triplo di operazioni. La cosa può interessare chi gestisce sistemi di prenotazione, sistemi finanziari di trading, data warehouse e sistemi di analisi delle informazioni.

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