I produttori per la prima volta concordi

Maggio 2003Per la prima volta la grande famiglia dei produttori di software a livello mondiale si vede unita, e per tutti l’Xml è prima di tutto e indiscutibilmente un’eccellente soluzione a tutti i problemi di scambio dati e poi un linguaggio c …

Maggio 2003
Per la prima volta la grande famiglia dei produttori di software a livello
mondiale si vede unita, e per tutti l’Xml è prima di tutto e indiscutibilmente
un’eccellente soluzione a tutti i problemi di scambio dati e poi un linguaggio
che, se implementato in modo strategico, consente di aggirare molti problemi
con cui normalmente si scontrano partner e clienti e che riguardano ancora una
volta il tema dell’interoperabilità e dello scambio dei dati e
delle informazioni. Problema certamente amplificato dalla diffusione di applicazioni
che si appoggiano su Internet e che sono strategicamente basate proprio sulla
condivisione di dati e informazioni e che necessitano più di ogni altra
cosa di una sorta di linguaggio universale. Se l’Xml non è la soluzione
al problema, è però certamente un bel passo in avanti. Dunque
risposta affermativa, perché con chiunque (grande brand) si lavori o
collabori, si avrà in qualche modo a che fare con Xml. Detto questo occorre
passare alla seconda questione, ovvero come approcciare questo mondo. Il cammino
delle software house di piccole e medie dimensioni è ormai costellato
di rischi e pericoli. Ogni giorno si deve scegliere se, come e dove investire.
E gli investimenti per garantire la compatibilità delle proprie applicazioni
o soluzioni diventa un onere sempre più cospicuo da sostenere. Un discorso
che vale tanto per Xml quanto per Linux, quanto per decine di altre scelte strategiche.

Bene, l’Xml è forse uno dei pochi esempi di problematiche che con
il suo stesso apparire portano con sé anche una soluzione. Forte del
consenso ottenuto presso tutti i grandi big, l’Xml ha cominciato a essere
interpretato in forma consorziale, ha visto nascere gruppi di lavoro costituiti
da aziende con interesse comuni che, anziché muoversi autonomamente su
questo soggetto, decidono di condividere con altre imprese gli oneri e i vantaggi
di uno sviluppo in comune. Le aziende restano ovviamente autonome e indipendenti,
ma lo sviluppo Xml è comune e comune è anche la strategia di relazioni
con fornitori e clienti. Oppure, come nel caso di Moda-Ml, l’intreccio
degli interessi comuni unisce istituti di ricerca pubblici, software house,
grandi utenti e centri di ricerca a livello universitario. Il tutto allo scopo
di dare vita a una piattaforma condivisa che risponda a dei prerequisiti sfruttati
dal più ampio numero di soggetti e con la credibilità tecnica
e politica necessarie per far fare a una soluzione il grande salto verso la
standardizzazione a livello nazionale e internazionale. Sì, perché
la logica dei dialetti, ovvero dell’interpretazione del linguaggio, è
inevitabile per mettere una tecnologia al servizio di un mercato o di un settore
fortemente connotato da esigenze specifiche e da evidenti peculiarità
come, per esempio, quello della moda o ancor più nello specifico quello
della tessitura e del confezionamento.

Costruire insieme uno standard
È in quelle circostanze necessario intervenire sullo standard affinché
possa essere più efficacemente utilizzato creando un nuovo linguaggio
che può diventare uno standard di settore, ovvero adottato da tutte quelle
realtà che condividono gli stessi interessi e gli stessi problemi.
Per esempio, le aziende che appartengono a uno specifico distretto industriale,
quelle coinvolte in una complessa filiera produttiva e che devono garantire
una efficace compatibilità con tutte le altre imprese della filiera.
In tutti questi casi le software house che si muovono come battitori liberi
corrono grossi rischi, oltre a doversi far carico degli investimenti interni
legati alle attività di sviluppo, rischiano di rimanere spiazzati dalle
scelte del mercato. Al contrario la logica della condivisione risulta premiante
sia per evidenti motivi di suddivisione degli oneri di sviluppo, sia perché
la logica degli standard è sempre di più una logica politica e
sempre meno tecnologica. Un gruppo di imprese che fornisce un distretto di varie
soluzioni e applicazioni ha la forza di discutere con tutti i rappresentanti
del distretto la forma e la sostanza di uno standard (per esempio un modello
basato su Xml). Una singola impresa può solo rispondere in modo parziale
alle necessità dei propri clienti, salvo poi fare i conti con scelte
magari diverse adottate dalla rete di partnership dei propri stessi clienti
e dunque rischiare di dover tornare sul proprio lavoro con nuovi investimenti.

Certamente un’opera fondamentale di informazione e formazione può
essere svolto dalle associazioni di categoria e dalle istituzioni distrettuali.
Un bell’esempio viene infatti dal lavoro di Unindustria di Treviso e dal
Club Bit che riunisce i responsabili dei sistemi informativi delle aziende associate
e che si sta facendo promotrice di una serie di iniziative volte proprio a dare
maggior forza a ciascuna impresa mettendo a disposizione a livello di associazione
i mezzi per capire come investire e con chi investire.

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