I freni alla collaborazione che affliggono i rapporti di filiera

La gestione della catena della fornitura è ancora ben lontana dall’ottica del real time, come confermano Politecnico School of Management e Gartner. I tempi di latenza, nella maggior parte dei contesti, sono tollerati pur di preservare l’integrità delle informazioni.

Circa 94 miliardi di euro. È questo il valore complessivo che il commercio elettronico B2B ha generato in Italia nel 2004 (una quota pari a poco più del 5% di tutti gli scambi interaziendali nel nostro Paese) secondo i dati rilevati nell’Osservatorio B2b di Politecnico School of Management. Il valore riflette un incremento del 13% rispetto all’anno precedente anche se questo dato consuntivo deve, obbligatoriamente, essere disaggregato per capire nel dettaglio la dinamica dei volumi negoziati online. Cresce, infatti, del 30% il valore del giro d’affari dell’e-sourcing, che passa dai 9 agli 11,5 miliardi di euro. E aumenta, in particolare, il transato relativo agli operatori specializzati in questo tipo di attività, che mettono a segno un +180% rispetto al 2004, per un valore complessivo superiore ai 3 miliardi di euro. Raddoppia il volume degli acquisti gestiti tramite cataloghi elettronici anche se rimane, in termini assoluti, un valore ancora piccolo, pari a circa un miliardo di euro. Per quanto attiene all’e-supply chain, in Italia nel 2004 questo business ha fatto registrare un valore di circa 82 miliardi di euro, contro i 73 del 2003, con un tasso di penetrazione sul B2B che rimane nell’intorno del 5%.

Tiene l’Edi…


Aumentano dell’11% gli scambi basati sulle applicazioni di supply chain execution e collaboration. La componente di execution, in particolare, è cresciuta in valore del 14% (passando da 42 a 48 miliardi di euro). Al suo interno, l’Edi fa ancora la parte del leone, anche se cresce solo del 3% (contribuendo a generare un giro d’affari di circa 31 miliardi di euro), seguito dall’Edi su Internet, che mette a segno un +44% (12 miliardi) e da Internet, che cresce del 31% rispetto al 2004 (per i restanti 5 miliardi di euro). L’effetto complessivo di queste dinamiche a due velocità è che il peso degli scambi supportati dalle tecnologie tradizionali si è ridotto, passando dal 70 al 64%. "L’Edi è ancora piuttosto diffuso, soprattutto a fronte degli investimenti sostenuti in passato – chiarisce Alessandro Perego, docente di Logistica e Supply Chain Management del Politecnico di Milano, direttore dell’Osservatorio B2b e dell’Osservatorio Rfid di Politecnico School of Management -. La sincronizzazione della catena della fornitura non è una questione puramente tecnologica e il suo andamento in Italia è riconducibile più che altro a carenze di carattere culturale. La supply chain execution va piuttosto bene mentre stenta a decollare la componente di collaborazione, quella che trae maggiori benefici dall’adozione di Xml e dei Web service, quindi dall’ottica del tempo reale. Il perché è presto detto. Tutte queste trasformazioni tecnologiche presuppongono il controllo, il presidio stretto e la reingegnerizzazione dei processi che nemmeno le realtà più illuminate sono in grado di assicurare. La latenza di qualche ora, nella maggior parte dei processi, è tollerata bene, anzi naturale". Secondo il docente, i freni culturali sono legati all’incapacità di saper stimare i benefici che derivano dall’integrazione dei processi tra due aziende, confrontandoli con i costi relativi alla condivisione delle informazioni con i propri partner. "Un esempio su tutti è quello del Continuous replenishment program – tiene a sottolineare Perego -. Questo approccio prevede che il produttore gestisca direttamente le scorte dei propri prodotti presso il magazzino del suo distributore. Il fornitore non riceve neppure l’ordine da parte del distributore che si gestisce, in totale autonomia, la fornitura necessaria con la periodicità richiesta. Questa procedura, nota in letteratura da anni, è ancora poco diffusa, stante l’incapacità delle aziende di comprenderne i reali benefici".

…e cresce il sourcing


La situazione italiana riflette grossomodo l’andamento mondiale del settore. Nel 2004, il mercato globale delle soluzioni di gestione della catena della fornitura (Scm) ha mostrato, secondo Gartner, deboli segnali di ripresa. Il comparto in questione, stando ai dati pubblicati di recente dalla società, è cresciuto del 2,8% rispetto all’esercizio precedente. Nelle previsioni della società, inoltre, lo stesso mercato crescerà a un tasso medio annuo del 7,5% da qui al 2009. Gartner distingue tre segmenti, Supply chain planning, Supply chain execution e sourcing. I primi due hanno mostrato tassi di crescita ridotti rispetto alla media del mercato mentre guadagnano consensi le applicazioni di approvvigionamento. La Supply chain execution, tuttavia, è ancora l’area sulla quale le aziende investono maggiormente. Le architetture orientate ai servizi, secondo il parere dell’analista, offriranno benefici consistenti nel medio periodo, anche se non dovrebbero essere adottate in maniera massiva almeno nel corso dei prossimi due anni.

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