I dati prendono (lentamente) la via della voce su mobile

Uno studio realizzato dai consulenti di Arthur D. Little, in collaborazione con Exane, prevede l’affermazione delle comunicazioni di terza generazione a partire dal 2005.

Mentre l’attività vocale sembra oggi aver raggiunto la soglia di maturità sulle reti fisse e o mobili, il percorso di crescita individuato dai dati su mobile condiziona il successo dei futuri servizi di telecomunicazioni. Tuttavia, il cambiamento di competenze che esso implica per gli operatori, le esperienze ancora limitate per ora disponibili e una comunicazione ancora timida contribuiscono a trasformare in incertezza il pur reale potenziale dei servizi dati su mobile. Per rispondere a queste inquietudini, lo studio di consulenza Arthur D. Little e il broker europeo Exane hanno interrogato i principali attori del mercato (carrier, fornitori di servizi e produttori di strumenti per Tlc) del Continente, producendo in comune lo studio intitolato “Servizi Gprs/Umts, lentamente ma sicuramente”.

Dai risultati emersi, le entrate medie generate per utente dei servizi di telefonia mobile europei diminuirà fino al 2004, a causa della progressiva perdita di peso della componente vocale (già dal 2001) e di quella dei dati su Gsm. A partire dal 2005, invece, grazie alla penetrazione di massa degli standard Gprs e Umts, il dato tenderà a salire e l’incidenza delle nuove tecnologie sarà già del 18% nel primo anno. In compenso, il giro d’affari medio generato dal traffico vocale rimarrà stabile fino al 2010. L’Umts non dovrebbe sottrarre spazio al Gprs prima del 2007, contribuendo comunque a far emergere servizi dati più ricchi. Le tariffe nel settore 3G costituiscono uno dei potenziali rischi allo sviluppo, mentre il Gprs sembra potersi affermare come evoluzione per applicazioni come gli Sms. Ci sono poi differenze anche consistenti fra le varie zone del mondo. Ad esempio, le e-mail costituiscono solo il 5% delle entrate per utente del principale operatore giapponese (Ntt Docomo), mentre gli Sms generano già il 10% del giro d’affari medio dei carrier europei.

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