I consigli per tenere in ordine il PC

Piccoli suggerimenti da mettere in pratica per scongiurare la chiamata all’assistenza tecnica. Tenendo bene a mente l’importanza delle azioni preventive.

marzo 2009 La salute del PC è un po’ come quella delle persone: il primo e migliore modo per difenderla è la prevenzione, anche se, quando nonostante tutto si verifica un problema, occorrono “cure” adeguate. Nel caso dei PC la prevenzione si traduce in una serie di prassi che è bene adottare, sia per evitare rischi sia per ottimizzarne il funzionamento, mentre la cura è spesso affidata a tecnici e laboratori specializzati, con i costi che ne derivano.

Tuttavia, prima di chiamare il tecnico, c’è una serie di verifiche, controlli e tentativi che vale la pena di attuare per cercare di risolvere il problema da sé, risparmiando tempo e denaro, o almeno per identificarne chiaramente le cause e mettere così sulla buona strada il riparatore.

In queste pagine vi proponiamo quindi una serie di misure preventive finalizzate a “levare il medico di torno” e un vademecum di verifiche da svolgere invece quando si verifica un problema. Se correttamente applicate, dovrebbero contribuire a ridurre la frequenza dei problemi gravi e il tempo necessario per porvi rimedio quando si verificano.

Operazioni preventive
Per non trovarsi in affanno, quando qualcosa va storto e non si riesce più ad accedere al proprio computer, meglio prevedere delle azioni preventive che aiutano a tenere in ordine ed efficiente il PC.

Le cose da non fare
• Arriva una e-mail sospettata di essere spam (mittente sconosciuto, italiano approssimativo)? Non cliccare mai su alcun link né caricare le immagini (rivelerebbero al mittente che il vostro indirizzo di posta è presidiato e che siete un bersaglio vulnerabile).

• Non installare programmi sconosciuti sul PC principale. In caso di dubbio, installarli in un ambiente Windows installato dentro un virtualizzatore, per tenere gli eventuali danni disaccoppiati dalla macchina usata per lavorare. Considerare affidabile un programma solo se recensito dalla stampa specializzata o da diversi siti specializzati di buona reputazione.

• Nell’installazione di un nuovo programma, specialmente se gratuito, non scegliere l’opzione d’installazione "standard" o "typical", che potrebbe installare anche software di terze parti indesiderati, come toolbar o plug-in, o che potrebbe reimpostare la home page del proprio browser in modo tale da farla puntare a un sito indesiderato. Scegliere invece "Custom" o "Advanced" ed esaminare le scelte proposte a ogni singolo passo della procedura d’installazione, disabilitando tutto ciò che non è strettamente necessario per il funzionamento del programma installato.

Le cose da fare
• Fondamentale è l’installazione di un antivirus. E particolarmente importante è il suo modo d’impiego, in particolare la frequenza con cui lo si aggiorna e lo si fa lavorare. Un antivirus gratuito perfettamente aggiornato ed eseguito con scansioni complete del PC è meglio di un antivirus commerciale di gran fama, anche costoso, i cui aggiornamenti siano sospesi dopo la scadenza del periodo promozionale di aggiornamenti gratuiti, e che venga fatto lavorare solo occasionalmente.

• Installare uno o più antispyware/antimalware, (come ad esempio il gratuito Windows Defender) dopodiché aggiornarli ed eseguirli regolarmente. Le considerazioni che si possono fare al riguardo sono simili a quelle applicabili agli antivirus.

• Attivare Windows Firewall, soprattutto se ci si collega a Internet in modo diretto tramite modem ADSL, senza un router o un altro schema di condivisione accesso Internet che implementi uno schema NAT (Network Address Translation) che di fatto costituisce una prima efficace barriera a connessioni entranti provenienti dall’esterno della rete locale.

• In una rete "protetta" da un router con funzioni di NAT/firewall, l’utilità di Windows Firewall (o di qualunque altro firewall) riguarda soprattutto le minacce veicolate da connessioni di rete originate dentro la rete locale stessa: in altre parole, protegge soprattutto dalla diffusione di un contagio tra i PC della propria rete, dopo che l’infezione ha raggiunto un primo PC in qualche altro modo. Se si presta grande attenzione a evitare che il contagio entri nella rete, installare sofisticati e costosi firewall software supplementari serve a poco e appesantisce i PC. Se la protezione perimetrale della rete è adeguata e c’è un firewall/NAT hardware, sui singoli PC può bastare il Windows Firewall.

• Deframmentare il disco una volta alla settimana, se possibile impostando lo strumento perché provveda in automatico nelle ore notturne, o meglio ancora impostare una deframmentazione continua, se lo strumento usato la supporta.

• Abbondare con la RAM. Più RAM è presente, meno il sistema è costretto a cercare spazio su disco per paginare i programmi inattivi. Meno attività disco significa migliori prestazioni, maggiore silenziosità e lunga durata del disco.

• Dotarsi di una politica sistematica di backup verso un disco possibilmente separato dal PC. L’ideale è un’unità NAS autonoma e collegata direttamente alla rete, o un suo surrogato, come un disco USB collegato alla rete tramite un Ethernet-USB bridge, o addirittura un vecchio PC, magari con installato Linux, ben fornito di dischi ed eventualmente di un controller RAID (hardware o software), adibito a NAS casalingo.

La distribution FreeNAS è un esempio di sistema operativo open source che permette di trasformare a costo zero un vecchio PC in una stazione di backup di rete o in un file server. In alternativa, se in rete sono presenti due o più PC, tutti ugualmente "fidati" e ben amministrati, è possibile far condividere vicendevolmente i dischi e fare in modo (per esempio, con 3 PC in rete) che il PC A effettui il proprio backup sul disco condiviso di B, che B faccia lo stesso su C e C salvi i propri dati su A.

In questo modo la ridondanza dei dati è assicurata e si può resistere a un guasto o a un malfunzionamento temporaneo di un qualsiasi singolo PC  della rete. In alternativa, anche un backup su un disco USB collegato direttamente al PC locale può andare bene, a condizione che, completato il backup, lo si scolleghi, per non esporlo a rischi di contaminazione da virus e cancellazione accidentale, e lo si spenga, per allungarne la vita: quasi tutti i dischi esterni USB sono privi di ventilazione e si trovano a lavorare a temperature che, pur essendo sopportabili per la meccanica montata all’interno, ne abbreviano la vita rispetto a una condizione di "riposo freddo".

• Con Windows Vista può essere utile disattivare alcuni servizi, come l’indicizzazione dei file, che portano a una continua ed eccessiva attività del disco fisso: tale attività ha il triplice effetto di rallentare il computer, abbreviare la vita dell’hard disk, e (a seconda dei modelli) può anche generare un fastidioso e incessante rumore di attività delle testine.

• Per alimentare il PC, usare una presa multipla filtrata (10 euro) o, meglio ancora, un piccolo UPS o gruppo di continuità, per evitare che sbalzi di tensione possano rovinare l’alimentatore del PC, o che interruzioni anche brevi di fornitura della corrente elettrica possano far perdere il lavoro di una giornata. Usare la modalità standby anziché uno spegnimento. Il risparmio energetico (rispetto al PC costantemente acceso) è analogo, ma il riavvio è molto più veloce.

• Se si dispone di una rete Wi-Fi, assicurarsi di impostare la protezione su WPA o WPA2 e di scegliere una chiave difficile da indovinare. La chiave deve avere adeguata lunghezza (almeno 10 caratteri) e contenere in posizioni non ovvie (per esempio, a metà di una parola) dei caratteri diversi da quelli alfabetici; non dovrebbe contenere parole del dizionario, o almeno non essere costituita esclusivamente da esse.

• Con i monitor LCD, lo screen saver è ridondante: il componente meno longevo di un LCD è la lampada di retroilluminazione, che continua evidentemente a lavorare mentre lo screen saver è in funzione. Meglio impostare Pannello di Controllo, Opzioni Risparmio Energetico per lo spegnimento totale del monitor dopo un certo tempo.

• Una volta raggiunta una configurazione hardware-soft­ware corretta, catturare un’immagine del disco di sistema (per esempio utilizzando la comoda utility MaxBlast, gratuita per chi possiede un PC con almeno un disco Seagate o Max­tor all’interno) e archiviarla su un disco esterno USB. Creare anche il disco di avvio della utility usata per gestire l’immagine. Questo permetterà un facile ripristino nella malaugurata ipotesi che il PC non riesca nemmeno ad avviarsi.

• Ricordarsi che il backup deve comprendere anche le e-mail, e che molti programmi le salvano in posizioni veramente inaspettate. Non basta quindi salvare la cartella Documenti per essere certi di avere salvato anche le e-mail. Individuare, nel modo appropriato per il client usato, qual è la cartella in cui sono attualmente salvati i messaggi ed includerla nella programmazione dei propri backup.

• Separare i documenti e i file di lavoro in modo chiaro in cartelle ben identificate. Abituarsi a non spargerli per il disco: questo rende arduo raggiungerli quando si fa il backup e costringe a fare il backup dell’intero disco anziché delle sole parti che servono.

• Valutare l’opportunità di utilizzare la e-mail in modo classico (messaggi scaricati dal server in modo definitivo verso il disco locale e qui soggetti a backup) oppure totalmente su Web. Ci sono pro e contro: da un lato, l’approccio classico assicura (almeno a livello di percezione) maggior riservatezza e spazio a volontà, mentre la soluzione Web assicura accessibilità ai messaggi nuovi e vecchi da qualsiasi postazione, protezione antivirus e antispam automatica eseguita direttamente sul server, facilità e velocità di ricerca anche nel contenuto dei messaggi.

Cosa fare prima di chiamare l’assistenza
E se, nonostante tutte le misure preventive, si verifica un problema bloccante che impedisce di lavorare? Prima di chiamare un esperto o di portare il PC in assistenza tecnica, c’è una serie di azioni e verifiche che è utile fare, sia per mettere al sicuro i dati finché è possibile, sia per tentare di ripristinare il funzionamento in modo autonomo, sia per mettere a fuoco sintomi e indicazioni che sarà poi utile riferire al supporto tecnico per facilitarne il compito.

Qualunque sia il malfunzionamento, l’ovvia premessa è: è stato appena installato del nuovo software o del nuovo hardware? Se la risposta è “sì”, la prima cosa da fare è tentare di disinstallare il nuovo software o hardware nel modo più “pulito” e completo possibile (per esempio: disinstallare anche i driver da Pannello di controllo, Sistema, Gestione periferiche, selezionando il dispositivo e scegliendo Disinstalla), e verificare se il difetto scompare. Solo se ciò non accade si può pensare a una coincidenza, e si aprono varie strade d’indagine, a seconda del sintomo.

Il computer non si accende?
Se anche premendo l’interruttore di alimentazione non si verifica il benchè minimo segno di vita (accensione anche fugace di spie sul PC o sulla tastiera, bip dal cicalino interno, ventole che si mettono in movimento, possibilità di aprire e chiudere il cassetto del lettore ottico), ed escludendo banali inconvenienti quali un precario collegamento al cavo di alimentazione o alla presa di corrente oppure l’azionamento accidentale dell’interruttore di protezione sull’UPS o sulla presa multipla filtrata a cui fosse eventualmente collegato il PC, il primo indiziato è l’alimentatore interno.

Si può sospettare anche della scheda madre, che se guasta potrebbe non reagire all’impulso ricevuto dall’interruttore di alimentazione. Su alcune motherboard è presente un piccolo LED segnalatore, visibile solo dall’interno del case, che si illumina quando dall’alimentatore arriva tensione.

Mentre un guasto alla motherboard è bene sia risolto dall’assistenza tecnica specializzata (la motherboard deve essere sostituita con un componente equivalente, pena la disattivazione di Windows OEM, inoltre il suo smontaggio-montaggio è piuttosto laborioso), un alimentatore ATX di media potenza è facilmente reperibile perfino negli ipermercati a prezzi su strada intorno ai 40 euro e la sua sostituzione (da effettuare esclusivamente con il cavo di alimentazione scollegato e badando bene a che durante lo smontaggio l’alimentatore non cada accidentalmente sulla motherboard danneggiando componenti o piste circuitali) è un’operazione facile: fra le quattro viti e la mezza dozzina di connettori da risistemare, in genere non si impiega più di una decina di minuti. Se dunque la diagnosi è esatta, chi se la sente di cimentarsi può risparmiarsi il viaggio fino al centro di assistenza, attese più o meno lunghe per la riparazione, nonché (se il PC era fuori garanzia), costi di lavorazione e ricarichi sul prezzo del componente.

Se alimentatore, ventole, spie, dischi sembrano attivi ma all’accensione sul video non appare nulla e il monitor non aggancia alcun segnale (spesso la cosa è segnalata dal colore del LED di accensione del monitor), l’alimentatore interno è quasi sicuramente “innocente” ma possono darsi due casi:

CPU e motherboard funzionano regolarmente, il disco mostra segni di attività (spia lampeggiante in modo irregolare, rumore di attività), i LED su tastiera rispondono a Caps Lock, Scroll Lock, Num Lock; Windows sembra avviarsi ma problemi video impediscono semplicemente di vedere quanto sta accadendo: scheda video difettosa, cablaggio da sistemare, monitor difettoso. Provare a fissare meglio i connettori e/o collegare un altro monitor o a sostituire la scheda grafica.

• La spia del disco resta sempre accesa o sempre spenta, senza lampeggi; i LED su tastiera non rispondono: probabile guasto alla motherboard oppure batteria tampone da sostituire.

Se il PC si accende e sul monitor si vedono i messaggi diagnostici iniziali del BIOS ma Windows non parte e non si attiva alcuna procedura diagnostica (come il controllo del disco con schermo a sfondo blu o il menu avvio speciale di Windows con schermo a sfondo nero), e nessun messaggio del BIOS indica Hard Disk Failure o indicazioni equivalenti, è consigliabile un reset del BIOS, le cui regolazioni potrebbero essersi alterate; consigliabile anche un controllo della batteria tampone.

Se indicazioni del BIOS o di Windows fanno pensare che l’hard disk sia corrotto o che qualche file vitale sia compromesso, occorre distinguere tra guasto fisico del disco o danno logico alla struttura dei file o alla tabella delle partizioni. Smontando il disco dal PC e collegandolo a un altro PC, o a un connettore IDE o SATA interno (con necessità di aprire il PC) o, più comodamente, con un adattatore USB-IDE o USB-SATA, si può verificare se il disco funziona oppure no (e magari approfittarne per recuperare i dati catturando un’immagine integrale del disco stesso).

Se il disco è accessibile dal secondo PC, i file sono accessibili e una scansione del disco non evidenzia alcun problema, allora dovrebbe essere sufficiente una reinstallazione/riparazione del solo Windows (è bene comunque procedere a un backup dei dati prima di cominciare).

Se il disco è accessibile dal secondo PC, ma viene segnalato come non formattato, probabilmente si è danneggiata la Partition table; alcuni programmi sono in grado di tentarne il recupero, ma se l’operazione è condotta con imperizia, o fallisce per cause tecniche, il rischio è di compromettere le chance di recupero economico dei dati.
Se il disco non è accessibile nemmeno sull’altro PC e il suo collegamento non viene nemmeno rilevato, ma il motore si mette in rotazione, si tratta di un guasto all’elettronica di controllo del disco; aziende specializzate sono in grado di gestire situazioni di questo tipo sostituendo il circuito di controllo, non a scopo di riparazione ma solo per il tempo necessario a recuperare i dati.

Se il motore funziona e il disco viene rilevato come periferica, ma accedendovi o effettuando una scansione si ottengono errori CRC error o Read failure, e l’unità emette rumorini ritmici durante i tentativi di accesso ai dati, sono le condizioni superficiali del disco magnetico a preoccupare. I dati risultano illeggibili, oppure la testina si è danneggiata, o i circuiti che ne captano il segnale sono malfunzionanti. In casi simili, in genere è ancora possibile tentare un recupero dei dati, ma in questo caso è necessario aprire il drive in camera bianca e l’operazione diventa assai costosa e alla portata di pochi centri specializzati.

Problemi con l’immagine sul monitor
E’ anzitutto importante stabilire se il problema è dovuto alla scheda video, al cablaggio o al monitor. Una scheda video difettosa può causare striature verticali, puntatore del mouse di aspetto alterato o circondato da un riquadro, perdita totale dell’immagine, perfino blocco del computer, magari quando si sta pesantemente usando l’accelerazione 3D per giochi o applicazioni grafiche, con conseguente superlavoro della GPU e produzione di calore che acutizza eventuali situazioni di instabilità dei circuiti. Sostituire da soli la scheda video non è difficile e se non sono richieste prestazioni grafiche 3D estreme ce la si può cavare con una spesa contenuta, 30-50 euro, e un quarto d’ora di lavoro.

Il cablaggio, o un fissaggio poco saldo dei connettori, è il principale indiziato quando il difetto va e viene improvvisamente, specie se sembra risentire di scossoni o rotazioni subite dal monitor che imprimono strattoni e flessioni a cavo e connettore, e magari riguarda un solo colore (l’effetto è che tutta l’immagine, in particolare i bianchi, sembra acquisire una qualche tonalità di colore): uno dei pin del connettore VGA, infatti, potrebbe avere un contatto precario o essersi piegato in un maldestro tentativo di inserimento.

Un’ispezione visiva dei connettori ai due capi del cavo video permetterà di stabilirlo. Se il cavo è integro, assicurarsi almeno che sia fissato in modo saldo, serrando sempre a fondo le viti di fissaggio. Da notare che se il monitor è collegato in DVI (utilizzato realmente in modalità digitale e non con la sezione analogica del connettore ibrido DVI-I), fluttuazioni di colore non possono essere dovute a problemi di cavo o connettore, in quanto le immagini non viaggiano sotto forma di colori primari.

Altri problemi di visualizzazione sono quasi certamente imputabili al monitor. Per la loro natura costruttiva totalmente differente, i monitor CRT e LCD sono soggetti a guasti di natura diversa, ma nessuno riparabile dall’utente: le alternative sono soltanto l’assistenza tecnica ufficiale oppure la sostituzione dell’unità.

I CRT vanno incontro a perdita di sincronismo, sfuocatura delle immagini, sfarfallio, “affaticamento” dei fosfori, “deriva” del bianco verso una tinta non neutra, deformazione della geometria dell’immagine non compensabile con le regolazioni di geometria disponibili. Gli LCD sono quasi totalmente immuni a questo genere di guasti, ma il loro tallone d’Achille è la lampada di retroilluminazione a fluorescenza, la cui vita non è illimitata: un tremolio della luminosità del quadro (magari in una sola regione) o addirittura il buio totale (pur con spia di accensione illuminata, e con l’impossibilità di visualizzare il menu on-screen) devono far sospettare di questo componente. Solo i monitor LCD con retroilluminazione a LED, per ora rari e costosi, sono praticamente esenti da questo problema.

“Schermo blu” durante l’esecuzione di Windows
Se Windows da qualche tempo è diventata instabile e durante l’esecuzione inizia a bloccarsi visualizzando il laconico “schermo blu” con incomprensibili messaggi e numeri esadecimali, bisogna innanzitutto chiedersi che cosa è cambiato di recente nel sistema: i principali indiziati sono i driver di periferica, alcuni dei quali vengono eseguiti allo stesso livello del kernel del sistema operativo e di conseguenza sono in grado di destabilizzarlo, se presentano qualche bug.

Se quindi è stato recentemente installato nuovo hardware con relativi driver, si può provare a disinstallare il relativo driver, agendo sia da Pannello di Controllo/Installazione Applicazioni e rimuovendo dall’elenco le eventuali voci connesse con la periferica incriminata, sia da Pannello di Controllo/Sistema/Hardware/Gestione periferiche, selezionando la voce relativa alla periferica, premendo il tasto destro e selezionando Disinstalla. Dopodichè scollegare o rimuovere fisicamente dal PC la periferica stessa. Riavviare e verificare se la situazione migliora.

In alternativa, cercare sul sito del produttore della periferica se esiste una versione aggiornata del driver, oppure verificare se Windows Update propone aggiornamenti opzionali relativi proprio a quel tipo di hardware.

Se lo schermo blu scatta in fase di avvio di Windows e la segnalazione riguarda il Registro di sistema (messaggi che iniziano con HKEY, oppure HKLM o ancora HKCU… ), quest’ultimo può essersi alterato.

La procedura di ripristino manuale è complessa, ma fattibile, disponendo di un disco di avvio di Windows (e non semplicemente di un disco di ripristino dell’immagine dell’hard disk): una descrizione dettagliata è disponibile nell’articolo 307545 della knowledge base di Microsoft (http://support.microsoft.com/kb/307545). Da segnalare che l’alterazione del registro di sistema può essere un sintomo e non la causa del problema: in altre parole, anche correggendo il registro non ci si mette del tutto al riparo dal rischio che il problema capiti nuovamente.

In particolare è noto che problemi nella memoria installata nel computer possono portare Windows a terminare improvvisamente, lasciando  il registro in uno stato erroneo. Possibili cause sono temporizzazioni diverse fra i DIMM montati nella macchina, configurazioni dual channel mal disposte, moduli di tipo o dimensione non supportati, frequenza oltre le specifiche nominali gestite dalla motherboard, overclock eccessivo. Se dunque è stata recentemente installata nuova memoria nel PC e si verificano errori Blue Screen relativi al Registro, dopo aver necessariamente riparato il Registro stesso, provare a rimettere le cose come stavano prima dell’aggiornamento o espansione di RAM.

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