I chip italiani valgono 717 milioni di euro

Crescono i volumi, ma calano i fatturati anche per l’industria dei semiconduttori nazionali

Si sono dovuti mettere assieme Anie (Associazione nazionale componenti elettronici) e Assodel (Associazione nazionale fornitori elettronica) per riuscire a dare una visione più precisa possibile di quella che è la posizione del mercato dei semiconduttori in Italia. E questa visione inquadra un mercato che cresce in volume, ma diminuisce in fatturato, tanto che si parla di una decrescita dell’11% se si paragona il secondo semestre 2005 ai tre mesi precedenti. In pratica, il giro di affari si è attestato sui 717 milioni di euro. Il 36% sono introiti ottenuti “direttamente” dai produttori. 458 milioni rappresentano, invece, il giro d’affari che i distributori di componentistica avrebbero ottenuto nel primo semestre 2005. E sarebbe quest’ultimo comparto quello a dare i maggiori segnali di attività. Non solo perché la distribuzione sul totale del fatturato è cresciuta del 5%, ma anche perché la tendenza sembra essere quella di farsi servire direttamente dai distributori, perché sta venendo sempre meno la possibilità di acquistare grandi quantitativi direttamente dai produttori. Che il settore si stia rendendo conto che è meglio seguire economie di scala che altri comparti (vedi microelettronica tout court) hanno già sperimentato?
Tra i progetti di quest’ultimo periodo che sembrano aver alimentato l’espansione del settore, Anie sottolinea come il videotelefono di Telecom abbia generato grossi ordinativi. Segno che se il progetto c’è, l’industria gira.

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