I Ceo al banco dell’Interop

Metafore e proiezioni al tavolo delle reti di Las Vegas. Parlano Avaya, Cisco, Extreme, Google e Juniper.

Open standard. È la semplice ricetta, più che altro una parola d’ordine, indicata dal Ceo di Juniper, Scott Kriens, all’Interop 2006, in corso di svolgimento a Las Vegas, per cercare di ovviare alla “tempesta perfetta”.

Con questi giri di metafore, il boss della società di networking che sta tagliandosi un vestito da “anti-Cisco” intende affrontare l’argomento della saturazione delle reti enterprise, a cui saremmo vicini. Saturazione dovuta a un convergere di forze che potrebbero portare al collasso del network. L’agire contestuale di competitività sui mercati globali, del consolidamento dei data center, della necessità di supportare le applicazioni legacy, della sicurezza e dei temi inerenti la conformità, secondo Kriens sottopone la rete aziendale a uno stress mai visto prima.

Il risultato lo si vedrebbe nell’attività quotidiana degli It manager, ha detto il Ceo, alle prese, mediamente, con la gestione di 100 applicazioni, create da 35 produttori differenti, da declinare su 150 punti di integrazione.

La soluzione, allora, sarebbe fare tutta la gestione con gli open standard, proprio per ovviare ai problemi che questa eterogeneità applicativa crea.
Quella che porta via dalla proprietarietà nelle reti, insomma, è la strada indicata da Kriens.

Gli standard sono un tema toccato anche dal Ceo di Avaya, Donald Peterson, e da quello di Extreme Networks, Gordon Stitt, non a caso partner sul mercato del VoIp (Voice over Ip).

In particolare, i due manager indicano l’azione di Microsoft nel VoIp (definita, dicono le cronache, incursione) come deviante se si intende raggiungere lo scopo della funzionalità diffusa, dato che il valore di una rete lo si misura solo con il numero di utenti che vi accede. Loro collaborano, hanno detto, perché é con le partnership che si possono creare soluzioni innovative e, al tempo stesso, dai costi contenuti per gli utenti.

In campo VoIp, la materia di confronto è sugli standard di comunicazione. Avaya pone la questione sulle directory aziendali. Al momento ne esistono di due tipi: quella dell’e-mail e quella della voce. Entrambe possono essere usate per creare comunicazione efficiente per tutti. Ma se “qualcuno” prova a metter pietre miliari e a tracciare la strada in proprio, non è detto che sia quella che serve a tutti.

Fuor di metafora, il Ceo di Avaya non intende far la guerra a Microsoft sul VoIp, ma auspicherebbe un’azione più federata, con il concorso di tutti nela definizione di una rete vocale.

Tecnologia semplice e aperta è anche nei desiderata di Google. Il gm, Dave Girouard, ha semplicemente ricordato a Las Vegas che sarà la semplicità della tecnologia in mano agli utenti a modificare i metodi di comunicazione nelle imprese.

È un po’ che si dice che la corporate America sta assumendo le fattezze modellate dal consumer. Google cavalca l’onda da sempre, e con la propria tavola da surf è approdata alla spiaggia enterprise per fare strame di consensi.

Tema, questo, su cui concorda Cisco, come evocano le parole del Ceo, John Chambers, che ha preconizzato, nel giro di una decade, la conformazione di una nuova tipologia di utente “consumer ed enterprise al tempo stesso”, ovvero, che necessita di usare gli stessi strumenti in un momento qualsiasi delle 24 ore. E per fare questo, la rete si deve trasformare da infrastruttura ad ambiente di lavoro. Quindi, a piattaforma.

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