A un anno di distanza dal suo precedente studio sull’adozione dell’intelligenza artificiale in ambito enterprise, HPE torna ad analizzare lo stato di maturità delle aziende globali con il nuovo report “One Year On: Architecting an AI Advantage”. La ricerca, condotta su 1.775 leader IT in nove mercati, mostra un quadro in chiaroscuro: se da un lato cresce il numero di organizzazioni che hanno portato l’AI in produzione, dall’altro persistono limiti strutturali e culturali che frenano la piena realizzazione dei benefici attesi.
Nel 2024 HPE aveva evidenziato come la fiducia eccessiva nelle proprie capacità digitali avesse creato pericolosi punti ciechi. Oggi, nonostante progressi evidenti – con il 22% delle imprese che ha operazionalizzato l’AI rispetto al 15% dell’anno precedente – meno della metà definisce i propri progetti un successo, e circa il 40% parla di risultati solo parziali.
Un approccio frammentato rallenta i benefici
Il 72% delle aziende riconosce l’importanza di un approccio olistico all’AI, che includa strategia, risorse e infrastruttura in un’unica visione. Tuttavia, oltre un terzo (34%) continua a perseguire strategie separate e non coordinate, mentre solo il 42% definisce obiettivi comuni a livello aziendale. Il rischio, secondo HPE, è quello di accumulare “debito tecnico” difficile e costoso da risolvere.
“Le imprese che affrontano l’AI con una strategia integrata, allineando obiettivi, architettura dei dati e governance, sono quelle meglio posizionate per creare piattaforme agili e scalabili,” spiega Brian Gruttadauria, CTO for Hybrid Cloud di HPE. “Chi invece segue percorsi frammentati rischia anni di ritardo e forti investimenti correttivi.”
La maturità dei dati resta bassa
Nonostante la consapevolezza della centralità dei dati, la loro gestione rimane un tallone d’Achille. Solo il 45% delle aziende è in grado di eseguire processi di scambio dati in tempo reale, e meno della metà dichiara competenze adeguate nella governance e nell’analisi avanzata. Anche la condivisione di modelli dati e l’intelligence centralizzata restano indietro, con percentuali di maturità che non superano il 41%.
Barriere infrastrutturali e carenza di competenze
L’avvento dell’AI generativa e agentica ha stimolato una forte innovazione tecnologica, ma non una corrispondente crescita della competenza interna. Meno della metà dei responsabili IT dichiara di comprendere pienamente i requisiti di calcolo e networking necessari per le diverse fasi del ciclo di vita dell’AI. Inoltre, il 42% continua a contare su infrastrutture assemblate internamente, nonostante la mancanza di competenze specifiche per sviluppare architetture realmente ottimizzate.
Questo deficit si riflette nella difficoltà a scalare i progetti: il 45% delle imprese fatica a gestire il proprio portafoglio AI, e il 47% dubita della propria capacità di evolvere le iniziative oltre la fase pilota.
Etica, compliance e sicurezza in calo
Un dato sorprendente riguarda il calo di coinvolgimento dei responsabili legali e della sicurezza nelle strategie AI. Il 30% delle imprese esclude ora i team legali dallo sviluppo strategico (contro il 21% del 2024), e il coinvolgimento dei CISO è sceso dal 46% al 36%. Anche le risorse umane risultano meno coinvolte nei processi di definizione etica, passando dal 32% al 39% di esclusione.
“Un prototipo AI può superare ogni test in laboratorio, ma fallire completamente nel mondo reale se non è stato progettato per resistere alle condizioni operative e normative di un’impresa,” sottolinea Kirk Bresiker, HPE Fellow e Chief Architect di HPE Labs. “Le aziende devono pretendere dai propri sviluppatori e fornitori standard moderni di conformità, sicurezza e responsabilità etica.”
Verso un approccio olistico e strategico
Nonostante le difficoltà, l’interesse verso l’intelligenza artificiale resta elevato: la maggior parte delle aziende prevede di aumentare o raddoppiare il budget AI nei prossimi dodici mesi. Ma per trasformare questo slancio in valore concreto, HPE ribadisce la necessità di approcci strutturati, infrastrutture modulari e consulenze qualificate.
L’esperienza maturata da HPE nel campo dell’AI dimostra che solo una visione olistica, supportata da soluzioni pre-integrate e validate, può consentire alle imprese di passare da implementazioni tattiche a risultati strategici di lungo periodo.






