Gianni Frosoni, Professional Services manager Hp Software
L’organizzazione di cui mi occupo, che all’interno della divisione Software cura i servizi professionali, gioca un ruolo abilitante per l’implementazione di successo di una tecnologia. Ovviamente, in questo ambito, la formazione delle nostre persone risulta veramente fondamentale. Ma mi piace sottolineare quanto la formazione giochi un ruolo importante, in generale, all’interno della nostra azienda: basta pensare che Hp Italia eroga, in media, 10 giorni di aggiornamento l’anno a ciascun dipendente, con un occhio di riguardo per le figure del front office. Relativamente alle risorse che fanno parte della nostra unità, il livello di formazione erogato sui diversi canali normalmente supera il 20% dell’attività professionale nel suo complesso. La nostra organizzazione gioca un ruolo abilitante nei confronti del mercato, per cui è evidente che si debba garantire l’eccellenza delle figure coinvolte. Ovviamente, abbiamo anche la responsabilità di aggiornare gli utenti finali e lo facciamo attraverso diversi canali. Il training in aula rimane lo strumento più importante per la formazione sul prodotto. Credo, però, che sia in atto un cambiamento di rotta, per quanto il percorso sia ancora ben lontano dal completarsi. Le potenzialità dei nuovi media informatici e dei nuovi strumenti formativi non si sono ancora espresse al meglio, ma sono certo che in futuro prenderanno sempre più piede. Già oggi gli utenti ci chiedono dei contenuti personalizzati, quindi non una lezione generica, ma percorsi di aggiornamento più contestualizzati, ritagliati e addirittura erogati direttamente presso i loro uffici. L’attenzione che abbiamo nel delineare i programmi di formazione è di utilizzare, per quanto possibile, le persone che possono aver compiuto un’esperienza progettuale diretta o di dominio rispetto a quelle che sono le soluzioni oggetto dell’aggiornamento. Al nostro interno, questo è un elemento piuttosto importante, perché offre la garanzia della coerenza all’intervento che si fa presso il cliente. Spesso si parla di qualità e del fatto che alcuni utenti lamentano delle carenze di noi vendor e system integrator sotto questo profilo. C’è da tenere presente che alcune dinamiche di selezione dei system integrator avvengono esclusivamente sulla base di parametri economici e non qualitativi. In questa situazione, ritengo che il fatto che Hp abbia creato un’unità che si occupa proprio di questo elemento possa giocare un ruolo importante nel garantire il successo della soluzione. L’It, in tutto questo, deve cambiare pelle. Da unità tecnologica deve trasformarsi in organizzazione di supporto al business. Questo per noi non è semplicemente uno slogan da utilizzare sulle brochure, ma implica una coerenza d’offerta che, in qualche modo, supera quella che può essere una visione per compartimenti stagni dell’It. Si parte da concetti di governance, che allineano business e tecnologie informatiche, e su questo si costruisce la possibilità di fornire delle soluzioni. A me piacerebbe che, in qualche modo, i Cio spostassero la loro attenzione non solo sull’economicità dell’offerta, ma sui parametri di valutazione della qualità di quanto viene erogato. Questo comporta un cambiamento del paradigma del rapporto tra vendor e cliente perché, ovviamente, significa investire molto di più sulla qualità delle persone. Ma vuol dire anche non guardare ai produttori di soluzioni Ict in un’ottica di pronto soccorso, di interventi tampone. Implica la necessità di abbracciare una filosofia che vede l’It in prospettiva abilitante. Il necessario completamento di questo è, però, la dotazione di idonei strumenti che servono per acquisire il governo delle soluzioni, quindi formazione di prodotto e change management.