Hp continua a costruire attorno a Itanium

Rinnovata l’offerta di server Integrity con una serie di plus che vanno oltre il processore. Hp-Ux è un asset intoccabile

«Pensiamo che il 2006 sarà l’anno di Itanium, che ora è una realtà e non più una nicchia di mercato». Così Simone Bruni, product marketing manager Business Critical Systems di Hp Italia, qualifica questo segmento di server, che per il 70% è costituito proprio da macchine Hp. Tenendo presente che i volumi assoluti sono ancora modesti, il business di Hp sugli Integrity (le macchine basate su Itanium) sembra testimoniare le fortune del settore: +90% nelle entrate nell’ultimo quarter del 2005 (in totale, nell’anno Hp ha generato con gli Integrity 1,6 miliardi di dollari). L’Italia si comporta bene, mettendo a segno nel primo trimestre del 2006 un salto positivo superiore al 100%. L’impegno della società per Itanium viaggia in parallelo con quello per Hp-Ux 11i, sistema operativo che il produttore non ha nessuna intenzione di lasciar perdere, deludendo le speranze di Sun che avrebbe apprezzato la fusione di Solaris con la declinazione Unix di Hp.


«La decisione di lasciare lo sviluppo di Itanium solo a Intel ha consentito ad Hp di concentrarsi su ingegnerizzazione di macchine e chipset, sistemi operativi, tecnologie di virtualizzazione, system management», ha sottolineato Bruni. Tutti sforzi coronati nel 2005 da svariati annunci, con l’obiettivo di razionalizzare l’offerta server attorno a tre cardini industry standard: sopra gli Itanium di fascia alta (la gamma Integrity NonStop), al centro gli Integrity con Itanium di fascia media, all’ingresso i ProLiant su architetture x86. Le innovazioni proseguono ora con l’introduzione di nuove caratteristiche di flessibilità, capacità e disponibilità. Si tratta di ingredienti di fascia decisamente alta, che il vendor rende “morbidi” facendo notare che il principio non è quello della sostituzione massiva: i sistemi sono ingenerizzati per durare a lungo e danno la possibilità di mantenere all’interno piattaforme differenti. Tra le principali migliorie, è stata velocizzata la configurazione del Virtual Server Environment, il complesso ecosistema di virtualizzazione di Hp, con soluzioni pretestate su ambienti Bea, Oracle, Sap e Ibm WebSphere. È stata anche aggiunta la Global Instant Capacity, per disporre di capacità elaborativa a richiesta non solo all’interno di uno stesso server fisico. Protagonista dei nuovi fronti prestazionali è, invece, il chipset Hp sx2000, che coordina processori Itanium, memoria e networking aumentando del 30% le prestazioni. È montato sui modelli top da 8 a 64 vie (rx7640, rx8640, Superdome) e rende compatibili le macchine non solo con Montecito (la ritardataria versione dual core di Itanium), ma anche con le generazioni successive del chip. Più avanti arriverà anche un nuovo chipset di fascia più bassa. Nella categoria alta affidabilità gioca il nuovo Integrity NonStop Ns 14000, una configurazione fino a 8 processori, con componenti ridondanti, realizzata espressamente per ambiti finanziari e Tlc.

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