Hp, buon Bto a tutti

Sostenuta da sviluppi interni e acquisizioni multimilionarie, la società rinnova l’interesse nel segmento software, puntando a diventare un player di primo piano nella Business technology optimization

L’arrivo di Marc Hurd alla guida di Hp ha segnato una virata decisiva nella strategia software della società, sempre più intenzionata a occupare un posto di primo piano nell’Olimpo dei maggiori player. In precedenza, la Hp aveva già compiuto alcune puntate in questo settore, ma le sue mosse avevano avuto un sapore più tattico che strategico, tanto che su un fatturato 2006 pari a quasi 92 miliardi di dollari, il software ha contribuito per soli 1,3 miliardi (3, secondo stime Idc, se si aggiungono anche le vendite avvenute attraverso tutte le altre divisioni).


Numeri limitati, ma destinati a crescere, secondo i vertici Hp, e non solo per i pesanti investimenti che sono stati effettuati con le recenti acquisizioni di Peregrine (425 milioni di dollari) e Mercury (4,5 miliardi di dollari), ma anche «per la mission che la società sta portando avanti overall, perfettamente integrata con gli obiettivi dell’organizzazione software – ha affermato Marco Becattini, country manager Hp Software Italia, fresco di nomina -. A livello generale, la società mira, infatti, a diventare il punto di riferimento dei Cio nei processi di gestione e trasformazione dell’ambiente It, supportandoli nella massimizzazione del ritorno sugli investimenti: un obiettivo che ben si collega alle competenze e alle tecnologie messe a disposizione dalla struttura software». Inutile dire che, nella concretizzazione di quest’ambiziosa strategia, l’acquisizione di Mercury ha giocato un ruolo importante, addirittura un passaggio indispensabile, per permettere ad Hp di arrivare a offrire soluzioni capaci di gestire processi di change management in modalità end-to-end (dalla demand generation all’ongoing) e una gamma di strumenti in grado di verificare lo stato di avanzamento dei progetti per giustificare le attività richieste.


La declinazione dell’offerta


«I pilastri portanti della nostra offerta software – ha continuato Becattini – sono essenzialmente tre. Il primo è quello della strategia architetturale e di gestione, in cui portiamo un contributo per quanto riguarda il portfolio management e le Soa. Attraverso strumenti ereditati da Mercury, siamo in grado, infatti, di supportare l’It manager nella qualificazione dei progetti, usando come input le informazioni che arrivano dal resto della struttura It». Parallelamente, Hp mette a disposizione delle leve per verificare lo stato dell’arte del progetto, in modo da reindirizzare gli investimenti in funzione delle priorità del business. Per quanto riguarda le Soa, ambito che in molti stanno ancora studiando, la società offre, invece, alcuni strumenti, derivanti dal mondo Mercury, per la gestione del cosiddetto repository, ossia del luogo in cui vengono appoggiati gli elementi costruiti tramite architettura a servizi, e altri provenienti da Hp per la gestione di tutto questo mondo.


Il secondo pilastro dell’offerta è, poi, rappresentato dallo sviluppo applicativo, area in cui la società ha ereditato da Mercury gran parte dei componenti. La copertura è garantita su due aree: quella della qualità e quella del testing, della validation e delle performance. «Per quanto riguarda questo secondo elemento – ha proseguito Becattini -, abbiamo osservato, infatti, che spesso i clienti avevano difficoltà a quantificare l’impatto del deployment applicativo sulle performance. Ora siamo in grado di mettere a loro disposizione uno strumento che risolve questa problematica, e si inserisce in un processo end-to-end decisamente più ampio». Il terzo pilastro, collegato più strettamente all’eredità di Hp, è relativo alla gestione operativa. Anche in questo caso sono diverse le connotazioni: quella classica degli strumenti di gestione di rete e di sistema, l’area dell’asset management, ossia di quegli strumenti in grado di tenere sotto controllo sia fisicamente che finanziariamente gli asset distribuiti nella rete del cliente (soluzioni ereditate da Peregrine e intergrate nella suite dei prodotti Hp da 6/9 mesi), l’area del service desk attraverso cui sono gestite le anomalie dei sistemi e della rete, e il Business availability center (di provenienza Mercury), ossia la consolle complessiva del mondo applicativo e dei sistemi, in grado di supportare l’It nelle operazioni di controllo dello stato end-to-end dei processi. Elemento, quest’ultimo, fondamentale per monitorare i progetti in termini di Sla condivisi con il business e andare in drill down su tutti i componenti, per verificare cosa deve essere modificato per ottenere gli obiettivi preposti.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome