Hotspot 2.0 nelle aziende: la grande trasformazione di business

Indicata come nuova frontiera per i carrier, Hs2.0 riserva vantaggi anche per il mondo enterprise. Ce lo spiega Rob Mustard, Vp Marketing di Ruckus Wireless.

Uno degli argomenti dominanti dell’ultimo periodo in tema di networking in generale è Hotspot 2.0. Nato come iniziativa congiunta per promuovere l’automatizzazione di numerosi processi del Wi-Fi, il progetto Hs2.0 è sostenuto dalla Wi-Fi Alliance e la Wireless Broadband Alliance.

L’obiettivo è promettente: rendere l’esperienza Wi-Fi semplice come quella cellulare grazie a connessioni sicure, automatizzate e conformi alle policy in vigore.

Con Hotspot 2.0 è possibile in quanto consentirà di aggregare reti Wi-Fi diverse in modo che l’utente possa navigare, migrando da una rete all’altra, senza accorgersene.

Grazie ai nuovi protocolli Ieee 802.11u tutti i processi sono più snelli ed eliminano problemi a utenti e operatori, migliorando l’esperienza Wi-Fi.

Che l’utilità di Hotspot 2.0 sia indubbia in ambito carrier è chiaro ma questa tecnologia riserva delle sorprese anche per il mondo aziendale.
Rob Mustard, Vp Marketing di Ruckus Wireless ci spiega perché.

Le persone usano il Wi-Fi prevalentemente indoor all’interno di strutture tipicamente possedute da terzi che detengono anche le infrastrutture di rete.
Questi soggetti sono tipicamente aziende.
Un fenomeno ancora più recente è l’ascesa dell’utilizzo del Wi-Fi in luoghi pubblici, sempre più diffuso e dettato dal boom dei dispositivi connessi come smartphone e tablet. Queste location includono hotel, scuole, catene retail, negozi, trasporti pubblici. È proprio in questi contesti che secondo Mustard i service provider vogliono automaticamente connettere gli utenti ai loro propri servizi broadband utilizzando la rete Wi-Fi ad alta velocità della location in questione non di loro proprietà né gestione.

Hotspot 2.0 trasforma questo in realtà rendendo possibile la connessione a qualsiasi rete Wi-Fi interconnessa con il service provider centrale.
Queste connessioni di back-end possono essere dirette ma molto spesso sono gestite indirettamente da servizi di hubbing di terze parti.

Un business: rivendere la capacità Wlan
È chiaro che questo scenario apre possibilità di business per le aziende in quanto possono rivendere la capacità Wlan a una molteplicità di operatori richiedendo fee di accesso alla rete Wi-Fi.
Questo permetterebbe anche di ammortizzare i costi di rete attivando un processo virtuoso che massimizza l’esperienza Wi-Fi per l’utenza.

La situazione si farà ancora più interessante quando anche Google, Facebook e Amazon entreranno in gioco come provider, utilizzando HS2.0 per autenticare gli utenti rispetto ai loro database.

In poche parole, per Mustard, Hotspot 2.0 è una tecnologia per cercare la rete e attivare un processo di autenticazione automatico utilizzando una serie di diverse credenziali.
La Sim dello smartphone è il cuore per abilitare l’autenticazione in ambienti HS2.0 oltre a prevedere certificati o coppie di user e password lato client per l’autenticazione.
Tutto questo per eliminare la necessità per l’utente finale di trafficare con il proprio device per connettersi ad un hotspot e annullare le procedure di Ssid surfing o il dover chiedere al barista o al concierge la password per utilizzare il Wi-Fi. L’abilità del dispositivo mobile di capire le possibilità di pre-associazione offerte dalla rete Wi-Fi trasformeranno completamente l’esperienza delle connessioni senza fili, garantendo processi ancora più trasparenti.

In sostanza, portato nell’impresa Hs2.0 assicura vantaggi in termini di introiti generati dalla rivendita della capacità Wi-Fi ai service provider, connessione automatizzata, sicurezza per accessi a Wi-Fi pubblici, Service Set Identifier ridotti, visibilità degli utenti.
Parimenti, esistono anche svantaggi: incremento della richiesta di banda, necessità di un maggiore livello di Wi-Fi, accordi da stipulare con i carrier, aumento dei requisiti.

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