Home: la sostenibilità vista da Philips

Passa da tecnologie per l’health-care domestico e il benessere l’impegno della multinazionale intenta a trasformare un’esigenza in un’opportunità di business.

Health e well being. Sono questi i punti cardine dell’approccio sostenibile di Philips, «realtà spesso ancora nota – tiene a precisare Sergio Tonfi, in qualità di corporate communication manager della multinazionale – per un ramo d’attività, quello della produzione di lavatrici e lavastoviglie, ceduto anni fa a Whirlpool». Una precisazione dovuta, vista la presenza di Tonfi a un convegno organizzato da Assocasa, l’Associazione nazionale detergenti e specialità per l’industria della casa, intenta a indagare con l’aiuto di GfK Eurisko l’attitudine degli italiani a comportamenti ecosostenibili nell’ambito delle pulizie domestiche.

Una sostenibilità che per Tonfi «non è moda ma opportunità di business, visto che si misura su asset come people e planet che, senza profit, non potrebbero esistere». Il discorso non fa una piega e per quanto all’apparenza cinico, richiama una strategia che l’azienda, intenta a proporre oggi più che mai soluzioni per la salute e il benessere, ha lanciato già nel 1994 con un progetto denominato EcoVision, «ponendo al centro dello sviluppo delle roadmap della tecnologia Philips i fondamenti della sostenibilità». Il che, tradotto, corrisponde anche a prodotti per l’home health-care «che portano a casa la tecnologia che aiuta a stare meglio».

E che per Philips la sostenibilità non sia solo green o attenzione al packaging lo dimostra il focus sulla produzione di lampade a risparmio energetico, «che permettono di pagare 8 euro in meno all’anno per singolo punto luce a favore di una sostenibilità che deve essere anche economica» precisa Tonfi. Il passo successivo? Guarda all’elettronica e parla di Led, diodi a emissione luminosa, «che consentono di risparmiare l’80% dell’energia elettrica, durano un minimo di 45.000 ore determinando un ridotto tasso di sostituzione», per contribuire a quel concetto di Liveable City tanto caro a Philips. La stessa «che le tecnologie le ha e, logicamente, non le regala».

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