Green It, non è una moda ma una necessità

Fujitsu Siemens Computers rafforza l’impegno nei confronti della tutela dell’ambiente su più fronti, grazie a un team dedicato, e consente agli utenti di misurare concretamente i risparmi energetici delle sue macchine

Il pianeta Terra è in pericolo, lo sentiamo dire da un po’ di anni e ne abbiamo la conferma praticamente ogni giorno. Petroliere che affondano provocano disastri ambientali, città soffocate dallo smog e foreste in fiamme sono immagini che, ormai quasi quotidianamente, riempiono i telegiornali. Si rende necessario correre ai ripari subito e ciascuno di noi, nel quotidiano, può fare qualcosa. Anzitutto risparmiando sull’energia elettrica, la cui produzione è altamente inquinante, e questo vale soprattutto, per le aziende, all’interno dei data center. Molti vendor hanno iniziato da tempo a introdurre tecnologie in grado di ridurre i consumi delle sale dati. Fujitsu Siemens Computers è tra queste. «La nostra strategia di green It – esordisce Antonio Gentile, product manager Primergy e Primequest server di Fujitsu Siemens Computers (Fsc) – è la traduzione in pratica di quella che è la nostra coscienza “verde”. La spiccata attenzione all’ambiente si è concretizzata già negli anni 70, con l’obbligo per tutti noi di stampare su carta riciclata, ed è proseguita con la riduzione del piombo nelle nostre soluzioni e più di recente, con la razionalizzazione del packaging, in modo da ottimizzare le spedizioni marittime».

Per questa azienda tedesca, la sensibilità rispetto ai temi dell’impatto ambientale sembra essere, quindi, non solo uno slogan. «Quella del green It non è una moda ma una necessità – prosegue -. I data center stanno andando in crisi perché consumano tanto e richiedono parecchia energia per essere raffreddati. A riprova del fatto che il tema del consumo energetico dei datacenter è “caldo”, basta pensare al peso crescente che, nelle transazioni commerciali per l’acquisto di server, ha il responsabile amministrativo, che poi sarebbe chi paga le bollette. Prima non entrava nelle decisioni, mentre oggi il suo parere è, sempre più spesso, vincolante. Anche nei bandi di gara per le grandi aziende e la Pubblica amministrazione la condizione di riduzione dei consumi è sempre più richiesta nell’acquisto di macchine». E l’impegno a ridurre gli sprechi viene affrontato, anche in Italia, da un team di R&D composto da 20 persone, 4 delle quali dedicate, trasversalmente, al green It, oltre che con interventi tangibili sulla clientela.

«Una macchina standard da 2.000 euro – puntualizza il manager – consuma circa 350 euro di energia l’anno. A tutti i clienti che acquistano un server Primergy Tx120 e che si registrano sul nostro sito Web mandiamo a casa, gratuitamente, un power meter, ovvero un contatore che permette di verificare i consumi energetici. Si tratta di uno strumento che ipotizza i carichi di lavoro e, in particolare, i picchi, simulando i consumi e permettendo di anticipare le possibili opportunità di risparmio. Sulla base dei nostri benchmark, a parità di prestazioni del server rispetto alle versioni precedenti, la riduzione dei consumi indotta dall’utilizzo di questo strumento può arrivare fino al 33%». Ma anche il controllo termico è un punto critico nella gestione delle sale dati, soprattutto in virtù del fatto che i componenti soggetti a surriscaldamento si deteriorano più rapidamente. «Noi abbiamo risolto questo problema – spiega – con il Primergy Rx300 S3, un server che riduce di 1/10 le temperature, raddoppiando la durata e stabilizzando le prestazioni dei dispositivi. Dispone di canali per l’aria separati, di ventole controllate automaticamente e di un sistema di raffreddamento integrato nel blade».

Sullo stesso tenore di questi interventi, anche la tecnologia proprietaria ServerView Power Control, che monitora costantemente lo stato delle macchine, visualizzando quelle in uso e quelle non utilizzate. Se necessario, lo strumento è in grado di accendere o spegnere in modo automatico un server o un gruppo di server, riducendo in modo drastico i consumi energetici. Tutte queste tecnologie sono state, poi, sistematizzate nella FlexFrame Infrastructure, un ottimizzatore delle soluzioni di Fsc inizialmente disponibile per Sap, Oracle e Microsoft che oggi è applicabile anche a tutti gli altri ambienti operativi. Offre la possibilità di gestire in modo dinamico le sale macchine e le risorse associate (processori, memorie e dischi), svincolando i server dalle singole applicazioni che li utilizzano e riducendo sia i costi di gestione associati che le bollette della corrente elettrica. «Ma il ciclo non è ancora completato – conclude Gentile -. Il prossimo passo è ridurre ulteriormente i consumi degli alimentatori della macchina e la dissipazione. All’interno del rack, ad esempio, stiamo lavorando per cercare di migliorare il circolo del flusso dell’aria, causa principale degli sprechi e della dissipazione. Abbiamo già sul mercato un rack raffreddato a liquido e il futuro va proprio in questa direzione».

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