Google mette in crisi la Smart

Il motore di ricerca fa il check ai suoi dischi fissi e scopre che il Self monitoring non è sempre affidabile

Il test è importante e probabilmente unico nel suo genere. Google ha infatti
“fatto il tagliando” ai suoi hard disk. Qualche
centinaia di migliaia di dischi fissi Parallel Ata e Serial Ata fra 80 e 400 Gb
con velocità fra i 5400 e 7200 rpm. Un controllo approfondito che ha dato vita a
un pdf di 13 pagine che offrono osservazioni interessanti soprattutto riguardo
la tecnologia Smart. La Self-monitoring analisys and reporting technology esce
un po’ con le ossa rotte dal test del gigante di Mountain View.




Conosciuta come una soluzione che permette di
monitorare lo stato degli hard disk, permettendo attraverso l’esame di alcuni
parametri di prevedere i malfunzionamenti o il crash, la Smart, secondo
l’analisi di Google, non è poi così infallibile, anzi. Il 56% dei dischi che
hanno avuto dei problemi hanno infatti eluso i controlli della Self-monitoring
non alterando i parametri controllati dalla tecnologia. In sostanza il disco
fisso andava in crisi senza che nessuno se ne accorgesse.





E’ questo il risultato principale dell’analisi, che
non fa nomi per quanto riguarda le marche utilizzate, ma dimostra uno stretto
rapporto tra età, brand, modelli e affidabilità degli hard disk sfatando poi
alcuni miti come quello relativo all’uso intensivo che non aumenta le
possibilità di un crash. E poi consiglia di lasciar perdere l’azoto liquido. La
temperatura di funzionamento un po’ fuori norma non si traduce in un crash,
mentre chi raffredda troppo ha buone probabilità di avere qualche problema.

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