Google Android guarda anche all’Italia

Italia esclusa dal concorso? Forse no, grazie a un escamotage.

Nelle settimane scorse, Google aveva rilasciato il “Software Development Kit” (SDK) per Android, sistema operativo concepito dai tecnici della società fondata da Page e Brin per i dispositivi mobili.

Per spronare i programmatori di vario livello a sviluppare, sin da subito, applicazioni per la nuova piattaforma opensource, Google ha indetto un concorso con ricchi premi in denaro. In palio, complessivamente, 10 milioni di dollari per gli autori delle applicazioni migliori per Android. La gara è suddivisa in due fasi: nel corso della prima, le 50 applicazioni maggiormente apprezzate verranno premiate con 25.000 dollari.

Nella seconda fase, i premi in denaro saliranno alla cifra di 275.000 dollari per i primi dieci classificati, 100.000 dollari per i successivi dieci.

Da Mountain View, però, si è subito precisata l’esclusione dell’Italia dalla competizione accanto a Paesi come Quebec, Cuba, Iran, Syria, North Korea, Sudan e Myanmar. Mentre nel caso delle altre nazioni citate, l’impossibilità di partecipare al concorso deriva certamente da motivazioni legislative e da disposizioni in vigore negli Stati Uniti, l’esclusione dell’Italia ha destato enorme scalpore.

In Rete si è diffuso subito un tam-tam che ha coinvolto oltre a sviluppatori e semplici utenti anche studi legali ed Istituzioni. Google ha motivato la decisione di tagliare fuori il nostro Paese dalla lizza adducendo motivazioni legate alle numerose disposizioni legislative che in Italia regolano iniziative simili a quella proposta dal colosso di Mountain View.

Secondo il parere di diversi avvocati, però, la gara lanciata da Google non sarebbe da considerarsi un vero e proprio concorso, almeno nel nostro Paese, poiché nel D.P.R. 26 ottobre 2001, n. 430 all’art.6 comma 1 si legge: “non si considerano concorsi e operazioni a premio: a) i concorsi indetti per la produzione di opere letterarie, artistiche o scientifiche, nonché per la presentazione di progetti o studi in ambito commerciale o industriale, nei quali il conferimento del premio all’autore dell’opera prescelta ha carattere di corrispettivo di prestazione d’opera o rappresenta il riconoscimento del merito personale o un titolo d’incoraggiamento nell’interesse della collettività“.

In molti vedono quest’articolo perfettamente calzante con l’iniziativa promossa da Google. La risposta arriva attraverso le parole di Stefano Hesse, Corporate Communications & Public Affairs Manager di Google Italia. “Devo dire che ci ha fatto molto piacere verificare la passione, l’attenzione e il senso partecipativo della community degli sviluppatori italiani“, ha commentato Hesse sottolineando anche che “le regole sulle manifestazioni a premio prevedono una serie di obblighi burocratici di notevole impatto per le aziende ed in particolare per le imprese che non hanno sede in Italia. Inoltre il regime delle esclusioni si presta ad interpretazioni non univoche“.

Hesse conferma comunque la volontà di Google a lanciare il concorso anche sul territorio italiano nel pieno rispetto della legislazione vigente. L’azienda sarebbe in contatto con le Istituzioni italiane per fare maggiore chiarezza sulla questione. Attendiamo sviluppi.

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