Gli obiettivi: interoperabilita’ e compatibilita’

Per far si che Java giri a colpo sicuro su di una qualsiasi macchina sono effettuati test molto completi, attività alla quale sono dedicate numerose persone a tempo pieno.

In dieci anni Java è di fatto diventato lo standard di sviluppo su Internet e intorno a questo linguaggio di programmazione si è stretta una comunità di sviluppatori di un certo rilievo.

Nonostante, in un certo senso, Java sia stato fin dal principio rilasciato in modalità open-source, l’interoperabilità e la compatibilità continuano ad essere i punti che più stanno cuore a Sun. Per far si che Java giri a colpo sicuro su di una qualsiasi macchina sono effettuati test molto completi, attività alla quale sono dedicate numerose persone a tempo pieno.

Ciononostante le grandi applicazioni Java, con migliaia di “thread”, difficilmente possono affrontare punte di carico allo stesso modo sotto Unix, Windows Nt o altre piattaforme: le prestazioni risultano molto diverse.
Per quanto riguarda gli avversari “istituzionali di Java”, C# e l’architettura .Net, Microsoft ha basato tutto sul modello object Com e questo linguaggio potrà essere supportato da tutte le piattaforme Windows. Resta da vedere la compatibilità con le altre piattaforme.

Anche questo fatto dà il senso del perché Sun stia integrando i servizi Java nel quadro delle specifiche Corba. Le specifiche Java, infatti, definiscono solo interfacce. Così, se si vuole scrivere un programma Java che dialoghi con un’architettura di transazioni Corba, bisogna usare l’Api Transaction Java, ma questa stessa Api permette anche di accedere ad un Tp monitor, così come a un Cics. Corba, allora, cerca di risolvere numerosi problemi, ma quello principale che devono affrontare gli sviluppatori di applicazioni enterprise è di renderlo indipendente dal linguaggio utilizzato. In Sun si dice che i servizi Corba rappresentano solo uno dei possibili approcci: Java permette, per esempio, di scrivere in un file system, senza raccomandarne uno in particolare, che dipenderà dalla particolare piattaforma utilizzata. Il problema da affrontare sarà, poi, solo una questione di interfaccia verso questa piattaforma particolare.


La complessità che ne deriva viene dominata grazie agli Ejb (Enterprise Java Beans) che costituiscono, però, un livello di astrazione supplementare (oltre al linguaggio) e le cui specifiche per altro risultano di per se stesse complesse.
In merito alla creazione di tool di sviluppo il più possibile user friendly, ne esistono già diversi, alcuni dei quali molto diffusi, come quelli di Symantec o di Inprise/Borland; il principale problema, per questi produttori, è però quello di trovare un modello economico che funzioni e di contrastare la politica di Microsoft i cui tool hanno raggiunto ormai un costo quasi nullo.

Per quanto riguarda l’abbandono dei processori Java, bisogna capire che l’obiettivo dell’approccio da parte della macchina virtuale è di potersi adattare a qualsiasi architettura di processore, spingendo ad abbandonare la produzione di processori troppo specializzati.

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