Gli investimenti infrastrutturali dell’India fanno gola alle imprese italiane

In questi giorni (21-24 marzo) Confindustria e Simest sono impegnate in una missione di sistema nel gigante asiatico

Mentre in Italia la carenza di fondi e gli ostacoli burocratici condizionano la ripresa dei grandi progetti infrastrutturali, c’è un paese nel mondo che ha in programma quasi 1.000 miliardi di dollari di investimenti nel prossimo decennio. Si tratta dell’India, uno dei paesi emergenti in più rapida ascesa, forte di un tasso di crescita medio del Pil pari all’8% negli ultimi cinque anni. Proprio per intercettare anche una piccola parte di questa enorme mole di spesa, in questi giorni (21-24 marzo) è in corso di svolgimento la missione imprenditoriale in India di Confindustria e Simest dedicata al settore delle infrastrutture. Patrocinata dai ministeri dello Sviluppo economico e degli Esteri, in collaborazione con Ance e Federprogetti, la missione ha l’obiettivo di “rafforzare le già strette relazioni economiche bilaterali, conoscere gli obiettivi prioritari del governo indiano e approfondire i progetti di sviluppo selezionati dall’esecutivo per il piano quinquennale 2012-2016”. Al viaggio d’affari partecipano alcune tra le più importanti società italiane con interessi in India: Astaldi, Autostrade, Maire Tecnimont, Saipem, Salini Todini e Trevi.

Un ricco programma di investimenti
Le opportunità per le nostre imprese, infatti, sono rilevanti: uno studio Goldman Sachs indica che, soltanto nelle infrastrutture, nel periodo 2010-2019 il Governo indiano spenderà 427 miliardi di dollari per le strade, 288 miliardi per l’energia, 281 per le ferrovie, 272 per gli aeroporti e 94 per i porti. Proprio negli ultimi anni, inoltre, si è assistito a un graduale aumento degli investitori privati del settore: se nel 2002-2007 il capitale privato contribuiva per circa il 25% della spesa totale per infrastrutture, attualmente la sua quota è del 36%, ma si prevede che raggiungerà il 50% nei prossimi anni. In questo periodo è cresciuto notevolmente anche il peso degli investitori esteri: il Governo di New Dehli ha varato sgravi fiscali, finanziamenti e agevolazioni per le aziende impegnate nella realizzazione di progetti infrastrutturali.

Un gap da recuperare
L’Italia, sinora, non ha approffittato abbastanza di questa politica di apertura: il nostro Paese è infatti soltanto al 12° posto nella classifica dei paesi investitori nel gigante asiatico, ed è appena il 22° partner commerciale con un interscambio annuale di poco superiore ai sei miliardi di euro. Anand Sharma, ministro indiano del Commercio e dell’industria, in una recente visita a Milano aveva auspicato una rapida moltiplicazione di questi numeri di almeno 3-4 volte. La missione Confindustria-Simest vuole appunto favorire il raggiungimento di questo obiettivo: grazie al supporto dell’Ambasciata d’Italia a New Delhi, dell’Indo-Italian Chamber of Commerce e della Ficci-Federation of Indian Chamber of Commerce and Industry – controparte indiana di Confindustria – si svolgeranno incontri istituzionali con le principali autorità indiane, tra cui il ministro per le Strade e autostrade, C.P. Joshi e il ministro dello Sviluppo urbano, Kamal Nath, e con le grandi imprese indiane del settore.

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