Gli hacker colpiscono soprattutto dagli Stati uniti

Questo è quanto sostiene la società Riptech, la quale però puntualizza che se si rapporta il numero degli attacchi con gli internauti è Israele a occupare di gran lunga la prima posizione


Secondo uno studio condotto da Riptech, società specializzata nella
sicurezza delle reti, gli Stati uniti occupano la prima posizione nella
classifica dei paesi che sono all’origine della pirateria: dagli Usa parte
infatti il 30% del totale dei cyberattachi mondiali, ossia oltre tre volte in
più della Corea del Sud (9%) che occupa la seconda posizione in questa
particolare graduatoria. Seguono la Cina (8%), la Germania, la Francia, il
Canada, Taiwan, l’Italia, la Gran Bretagna e il Giappone.


Tuttavia, se si confronta questo dato con il numero internauti presenti nei
singoli paesi si nota che la prima posizione se la aggiudica Israele, che
sbaraglia gli avversari con 26 attacchi di pirateria informatica ogni 10.000
utenti contro i 3,5 prodotti all’interno degli Stati Uniti. Secondo il Ceo di
Riptech, Amit Yoran, per la maggior parte degli attacchi si può risalire al
Paese da cui viene lanciata, però gli hacker più scaltri riescono a far perdere
le loro traccia nelle intricate trame della Rete depistando chi si occupa di
condurre eventuali indagini.


Le imprese che maggiormente sono prese di mira dai pirati informatici
appartengono, nell’ordine, ai settori delle nuove tecnologie, dei servizi
finanziari e dell’energia. Le prime tre categorie sono attaccate principalmente
da hacker asiatici e la quarta da mediorientali. Anche quelli dei media e
dell’entertainment sono settori spesso presi di mira: questi ultimi, nei sei
mesi dell’indagine (da luglio a dicembre), hanno registrato 700 cyberattacchi
ciascuno.


Nei sei mesi di indagine i 300 clienti di Ritech, sparsi in 25 nazioni, hanno
subito globalmente 128.000 aggressioni, con un aumento del numero medio di
attacchi dell’80%. Le società con oltre 500 dipendenti hanno subito il 50% di
aggressioni in più rispetto a quelle di più piccole dimensioni e quelle quotate
in Borsa sono state attaccate il doppio delle volte di quelle non quotate o
delle associazioni.

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