Gli Erp continuano a espandere le funzioni. Il rischio è il sovraccarico

Punta di diamante dei sistemi informativi aziendali da una decina d’anni, le suite di Enterprise resource planning si arricchiscono di nuove funzionalità. Con il pericolo, però, di perdere di vista le necessità reali dell’impresa.

 


24 ottobre 2002

Nel giro di pochi anni, i software Erp sono diventati la vera pietra angolare dei sistemi informativi delle imprese produttive. Se in origine il loro scopo era focalizzato sulla gestione contabile di "grandi numeri", in particolare quelli delle aziende manifatturiere, in seguito, questi sistemi hanno conquistato l’intero mondo aziendale.


La necessità di razionalizzare i processi, per raggiungere una migliore efficienza generale, ha messo via via in luce l’importanza della comunicazione tra le applicazioni gestionali. Invece che cimentarsi in complesse integrazioni dei sistemi esistenti, le imprese hanno progressivamente sposato la proposta dei produttori di suite. La condizione era fare tabula rasa del passato, per costruire un nuovo sistema a partire da un referente unico e omogeneo di dati e di regole. Questa transizione "epocale" fu favorita e accompagnata, all’inizio degli anni 90, dal passaggio tecnologico dai grandi sistemi alle architetture client-server, con il contemporaneo consolidarsi dei database relazionali in qualità di depositari dell’informazione.


Sono pochi i produttori di suite Erp che hanno proposto, al loro esordio, prodotti simili a quelli che oggi siamo abituati a vedere. In effetti, la maggior parte di questi attori era in origine specializzata su uno specifico ambito gestionale (per esempio, la produzione nel caso di Sap e Baan o la gestione delle risorse umane nel caso di PeopleSoft).


In seguito, grazie alle acquisizioni o al lavoro di sviluppo interno, questi produttori hanno man mano arricchito la loro offerta. Gli Erp si sono così strutturati attorno a tre perni funzionali basilari: contabilità e finanza, gestione commerciale e gestione della produzione. La necessità di espandere lo spettro funzionale, tuttavia, ha fatto in modo che le priorità delle software house si concentrassero sullo sviluppo. Tuttora, del resto, il vero "must" sembra essere quello dell’ampliamento delle funzionalità. Come logica conseguenza, si è assistito (e si assiste) in continuazione alla nascita di nuovi moduli applicativi, in particolare in quei settori che si ritengono particolarmente promettenti, come il Customer relationship management o il Supply chain management.

L’impatto dell’e-commerce


Negli ultimi due anni, vi sono stati alcuni fattori che hanno spinto i fornitori a rimettere in discussione la loro offerta e il loro approccio: da una parte la saturazione progressiva del mercato delle grandi aziende e, dall’altra, l’imporsi di Internet come tecnologia di comunicazione standard. È stato necessario trovare nuovi bacini di crescita, acquisire nuove competenze, concepire nuovi prodotti e rinnovare quelli esistenti; rivedere, infine, l’immagine e le politiche commerciali.


Operazioni che hanno quasi monopolizzato l’attività dei produttori di gestionali. Nel medesimo contesto vanno inquadrate le acquisizioni avvenute nel periodo, come, per esempio, quella di Vantive a opera di PeopleSoft, quella di Numetrix effettuata da Jd Edwards, o quella di Navision da parte di Microsoft. C’è stata anche qualche "scomparsa" (Baan inghiottita da Invensys) e molti accordi strategici (come quello fra Sap e Commerce One).


Alla fine di questo periodo di agitazione, i produttori di Erp non hanno guadagnato particolarmente in quote di mercato. Ma tutti hanno manifestato intenzioni e ambizioni simili: dopo aver imposto gli Erp come cuore dei sistemi informativi, l’intenzione è stata di farne il passaggio obbligato per la nuova era dell’e-commerce. Per riuscire in questa sfida, era necessario intraprendere un percorso simile a quello che era stato affrontato una decina di anni prima: promuovere una rivoluzione organizzativa basata sul cambiamento tecnologico. Così, all’era del client-server si è succeduta quella di Internet e del business collaborativo. Non si tratta più di rivedere i processi interni, ma quelli che regolano le relazioni con i partner. Nel mondo, allora, si è innescata la "bomba" della globalizzazione, che ha visto cambiare i mercati di riferimento, i fornitori, la concorrenza e la cultura stessa delle imprese, che si sono viste costrette a rivedere i propri modelli di business e la propria organizzazione, facendo inevitabilmente emergere nuove esigenze.


I produttori di suite Erp dipingono un mondo ideale dove le imprese lavorano collegate in rete, dove l’informazione circola con fluidità in un intreccio di fornitori, sub-fornitori e partner, e dove, infine, tutti ne traggono benefici in termini di velocità, costi e qualità.

Il rischio della confusione


Già affrontato, in parte, dai produttori di software per la gestione della catena logistica, questo argomento resta comunque delicato. Nessuno ha dubbi circa la "bontà" ideale di questa visione, ma le difficoltà tecnologiche e le reticenze culturali rappresentano ostacoli.


Questo contesto ha fatto lievitare la complessità tecnica e funzionale in cui le imprese sono costrette a muoversi. Le domande, infatti, si moltiplicano: come far interagire sistemi eterogenei? Come garantire sicurezza a un’infrastruttura aperta e decentralizzata? In che modo consolidare i dati? Come definire e mettere in pratica processi di business all’esterno all’azienda?


A questi interrogativi gli Erp rispondono con un requisito di base: di-sporre di fondamenta delineate, soprattutto per ciò che concerne le regole e il modello del dato, integrabili a livello di applicazioni.


Per risolvere il problema, i produttori si sono cimentati in sforzi a livello di sviluppo (si pensi a mySap.com, a PeopleSoft 8 o a Oracle 11i); nel frattempo, lo standard Xml è diventato il passaggio obbligato per entrare nell’informatica collaborativa.


Per non relegarsi al ruolo di fornitori di infrastrutture transazionali, e mosse dall’imperativo dell’espansione funzionale, le software house moltiplicano le iniziative, rilasciando moduli e inventando concetti. Ma, così facendo, aggiungono confusione in un periodo in cui le imprese, già perplesse, rischiano di perdere di vista i bisogni per inseguire l’informatica di domani.

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