Gli apparati di ultima generazione per le reti di Tlc

Integrazione di reti in rame con reti fotoniche e alta velocità sono le principali caratteristiche degli più recenti nodi di backbone rilasciati dai centri di ricerca dei vendor. Alloggiano porte fino a 40 Gbps e gestiscono 50 milioni di telefonate. Al debutto il nuovo standard GMPLS.

A Genova si è svolto a settembre il 41° congresso europeo delle telecomunicazioni (FITCE), con sponsor, tra gli altri, quali Marconi, Telecom Italia, Sirti e Italtel.
Pur toccando aspetti che vanno dalle attività di standardizzazione internazionale alle evoluzione delle reti mobili, quello su cui è possibile fare delle considerazioni, per il prevedibile impatto che avrà nel breve termine, è l’evoluzione tecnologica dell’architettura e delle prestazioni nel campo delle reti fisse di backbone e di accesso. Questi due settori sono infatti quelli che maggiormente coinvolgono utenti finali e aziende, alle prese con la ridefinizione delle applicazioni in chiave convergente, e, di conseguenza, i carrier che propongono servizi che vanno dalle VPN alla connettività basata su soluzioni xDSL.


L’incremento delle prestazioni

Quello che si osserva, in sostanza, è un consolidamento verso cross connect di nuova generazione, che hanno l’obiettivo di fornire alle reti di trasporto un maggior livello di flessibilità e scalabilità; in parallelo, si osserva la tendenza a semplificare i livelli di rete con l’adozione di soluzioni DWDM e GMPLS (evoluzione e adattamento del protocollo MPLS, Multiprotocol Label Switching, per reti di backbone). Dove persiste, invece, maggior incertezza nel mercato è nei sistemi di accesso, che sono il confine tra rete di trasporto e rete locale. Questi risentono della problematica di coinvolgere sovente operatori diversi e non sempre con i medesimi obiettivi e scelte tecnologiche. Più che una mera elencazione, sono però cifre e dati architetturali che permettono di recepire il profondo cambiamento che sta interessando il settore delle reti di trasporto; un esempio in termini di prodotti reali sono le piattaforme tecnologiche rilasciate o in field test da Marconi, oggetto di memorie presentate nel corso del convegno.
Citiamo, in particolare, gli apparati per reti SDH in grado di gestire sino a 2.048 circuiti equivalenti (STM1) per un totale di 320 Gbps (in pratica la possibilità di gestire oltre 500.000 telefonate). Si tratta di una prima evoluzione verso soluzioni in grado di gestire sino a 18.432 STM,1 per un totale di 2,88 Tbps e, ancora più importante, con la possibilità di realizzare reti multiservizio. Questa generazione di apparati è poi in grado di gestire anche porte a 40 Gbps, anche se quello che emerge da considerazioni di mercato è che la richiesta del 40 Gbps sta subendo un rallentamento rispetto al previsto, in buona parte perché il costo equivalente non ha ancora raggiunto la soglia di interesse rispetto a quelle a 10 Gbps.
A questa prima evoluzione, di per sé già molto consistente, si affiancherà nel corso del prossimo anno, quella verso apparati per reti multiservizio con matrice ottica, in cui potranno convivere sia connessioni in rame che ottiche. Questi apparati sono caratterizzati da capacità complessive fino a 35 Tbps (qualche cosa come 50 milioni di telefonate). Quanto illustrato dà un’idea delle enormi potenzialità degli apparati di nuova generazione, in fase più o meno avanzata di deployment e di test in field.

Nuove architetture

Il salto enorme in termini prestazionali non deve focalizzare del tutto l’attenzione, perché il vero cambiamento è quello architetturale. Se le prestazioni sono un fatto “tecnico”, i nuovi protocolli e le nuove architetture sono invece un fatto “concettuale” e aprono nuove prospettive in termine di servizi erogabili.
Di profondo impatto è che gli apparati di nuova generazione sono progettati con l’adozione nativa del GMPLS e che dispongono oltre alle tecniche di protezione classiche contro i malfunzionamenti anche di soluzioni innovative (riferite in letteratura come “fast restoration”), anch’esse basate su GMPLS. Il GPMLS, in particolare, estende l’MPLS dal mondo IP alla rete di trasporto e si abbina all’utilizzo di protocolli anch’essi derivati da IP per la “topology discovery” e per l’instradamento. In sostanza, permette di disporre di un metodo alternativo a quelli classici per il set up delle connessioni in quanto permette di erogare servizi di Bandwith on Demand, effettuare la riattivazione di circuiti in modo veloce e di disporre in modo nativo di servizi di interworking.
Tutte cose, queste, che rendono la rete più flessibile in termine di allocazione dinamica di risorse e di circuiti di rete, un aspetto sempre più fondamentale per i carrier.

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