Gestori virtuali: un business da 500 milioni

Un’indagine di Axia Financial Research traccia le dimensioni di un business destinato a crescere.

Con il debutto di Poste Italiane, dopo Coop e Carrefour, il mercato della telefonia mobile virtuale in Italia sembra entrato nella fase della concretezza. Soprattutto quando (il “se” pare ormai superato) entreranno in scena altri player che dovrebbero chiamarsi British Telecom o Tiscali, oltre a Conad ed Auchan che potrebbero muoversi sullo stesso sentiero tracciato da Coop e Carrefour all’inizio dell’anno.

Tutte compagnie virtuali, prive cioè di frequenze e impianti propri, ma attive in virtù di accordi commerciali siglati con uno dei quattro gestori di rete. Ma tutti player in grado di muovere un giro d’affari non insignificante.

Secondo uno studio condotto da Axia Financial Research e presentato sul Il Sole 24 Ore di venerdì, già il prossimo anno il giro d’affari generato dalle compagnie virtuali potrebbe toccare il tetto dei 500 milioni di euro, destinati a diventare 1,2 miliardi nell’arco di quattro anni.

Un business destinato a diventare interessante per i gestori, che possono in questo modo delegare all’esterno la vendita del puro traffico, per concentrarsi sui servizi a valore. E non è un caso che si sia mossa anche H3g. 3, in Italia, ha siglato proprio nei giorni scorsi tre intese preliminari, una con Eutelia, e le altre due con l’operatore ucraino Astelit e con il Filippino Pldt, con l’obiettivo di indirizzare, nei prossimi mesi, il mercato rappresentato dai lavoratori residenti nel nostro Paese.

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