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Gestione dati, perché oggi serve la cloud intelligence

Ognuno di noi genera dati in ogni momento della giornata, e non c’è differenza alcuna se lo fa in veste professionale o privata.

Il ritmo è sostenuto e sempre crescente, tanto che il 90% dei dati del mondo è stato generato solo negli ultimi due anni.

Ma il problema non è solo la quantità: se in media ogni giorno vengono generati 2,5 quintilioni di byte di dati, questi sono più distribuiti che mai, perché generati in luoghi differenti come data center on premise, cloud pubblici o uffici periferici.

Ogni secondo su Google vengono effettuate 40.000 ricerche, mentre ogni minuto su YouTube vengono caricate 300 ore di video.

Questa situazione obblica le aziende ad affrontare una situazione non semplice. Come ci spiega Filip Verloy, Cto Emea di Rubrik: «creare un collegamento tra le proprie isole di dati esistenti può rappresentare una sfida. E creare un sistema unificato di record che funga da unica fonte dei propri dati rappresenta il primo passo cruciale per risparmiare tempo e dedicarsi ad attività più interessanti».

Gestire i dati non basta più

Per Verloy la semplice gestione non è più sufficiente. «Se le aziende vogliono sopravvivere e prosperare- spiega – necessitano di una cloud data intelligence. I dati oggi sono quello che ha rappresentato il petrolio nel secolo scorso, ovvero la risorsea più preziosa al mondo, come li ha definiti l’Economist. E per questo, chi si mostrerà in grado di gestirli, governarli e utilizzarli in modo innovativo, avrà le prospettive più favorevoli guardando al futuro».

Anche per aziende all’avanguardia, però, scavare nei propri dati può essere un compito impegnativo da intraprendere. Occorre veramente capire se i propri dati vengono utilizzati in maniera efficiente. In sostanza, servono dati per capire i propri dati. Ovvero, servono metadati.

Filip Verloy, Cto Emea di Rubrik

Servono metadati

Nella sostanza i metadati descrivono e forniscono informazioni sui propri dati reali, ad esempio dove sono archiviati o con quali applicazioni sono stati creati. «L’adozione di una piattaforma di cloud data management che crea metadati standard consente alle aziende di gestirli e analizzarli su larga scala», spiega ancora Verloy.

E non è tutto. Le decisioni non solo possono essere automatizzate con algoritmi ma è possibile anche stabilire una linea base di comportamento, identificare le anomalie grazie al machine learning e rendere i metadati più smart con l’intelligenza artificiale. «Fondamentalmente, una piattaforma di gestione dei dati cloud sofisticata e sicura rappresenta una base imprescindibile», secondo Verloy.

Quale può essere il risultato?

Per Verloy gli effetti più ovvii e immediati sono la capacità di migliorare radicalmente il modo in cui i dati vengono gestiti, un’archiviazione più efficiente, nonché la certezza che i dati si trovino esattamente dove dovrebbero essere.

Ogni processo avanzato di gestione dei dati deve partire da una loro analisi. Quali tipologie di dati ci sono in azienda, quali applicazioni li creano, quali li utilizzano. Raggruppando tipi di dati simili, ad esempio database o file server, è possibile deduplicarli e archiviarli in modo più intelligente e conveniente su scala globale.

«Si tratta di un processo storicamente time e labour intensive, condotto da analisti dotati di competenze specifiche – ricorda Verloy -. Un’adozione estesa dei metadati e la loro integrazione in un sistema di cloud data management sostiene questo processo in modo efficiente, intelligente e indipendente, contribuendo a un notevole risparmio dello spazio di archiviazione».

Il fattore IoT

E un’altra fonte di dati in costante crescita è rappresentata dai dispositivi IoT. Ad esempio, all’interno di impianti produttivi, i sensori delle macchine generano in automatico quantità enormi di dati, spesso troppo numerosi per essere facilmente gestiti.

È necessario trovare un modo per elaborare automaticamente i dati in eccesso oppure per trasferirli efficacemente in un punto più centrale dove poter eseguire l’elaborazione. I metadati consentono questo spostamento di dati in modo veloce ed efficiente, grazie al fatto di poterli immediatamente identificare e gestire.

I dispositivi IoT non sono gli unici a creare dati lontani dal centro. Sempre più dati a livello mondiale vengono creati in remoto e di conseguenza è difficile per le organizzazioni spostarli in modo intelligente, soprattutto nei casi in cui la tempestività è necessaria.

Come ricorda Verloy, «In Formula 1, il nostro cliente Mercedes-AMG Petronas Motorsport ha la necessità di trasferire i dati dalle auto in corsa ai suoi strumenti di analisi e rinviarli a una velocità di 1.9 GB al secondo, senza compromessi sulle prestazioni. Grazie ai metadati, i dati critici vengono catalogati e resi immediatamente accessibili, per essere poi trasferiti efficientemente ovunque il team ne abbia bisogno».

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