Gentiloni: «L’accesso alla rete un diritto universale»

Il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni conferma che entro l’estate usciranno i bandi di Gara per il WiMax e che l’accesso alla Rete può essere considerato come un diritto universale ed è una priorità dell’azione di Governo.

Roma -Il tema dell’accesso alla Rete attraversa tutto il Forum Pa
come un fiume carsico che emerge anche quando il tema del confronto o del
convegno non lo pone al centro dell’attenzione.

Senza un vero accesso
alla rete da parte di tutto il Paese e non solo di una elite l’innovazione nella
Pa non parte o peggio rischia di incrementare il Digital Divide.

La
consapevolezza di questo rischio è così forte e palpabile che il Ministro delle
Comunicazioni Paolo Gentiloni non esita a chiamare in causa il tema dei Diritti
Universali: “E’ necessario considerare l’accesso alla Rete – ha
sostenuto al 18° Forum Pa – come un Diritto Universale, così come nel ‘900
si sono consacrati come diritti universali servizi come le poste, come la radio,
la televisione, il telefono. Adesso si deve parlare di un diritto di
cittadinanza nella Rete che passa attraverso il servizo dell’accesso
”.


Gentiloni non rinuncia alla battuta e osserva che questo diritto non si
garantisce con linee e con modem da 128k: “non so dimensionare quanto debba
essere larga la “banda nazionale
” – spiega – ma quel che è certo è che
occorre lavorare pesantemente a livello di infrastrutture e che il rame per
quanto efficientato presenta comunque dei limiti tali da porre la questione
centrale di una nuova forma di cablaggio
”.

Il pensiero va
naturalmente alla fibra ottica e al WiMax. Gentiloni non si sottrae all’invito
di disegnare degli scenari, in particolare quelli ai quali sta lavorando il
Governo: “Per avere una banda larga a livello di infrastrutture di sistema
Paese servono tre condizioni
– precisa – Un quadro preciso delle
regole, la capacità di reggere il passo con l’innovazione tecnologica e un ruolo
forte della Pa come motore degli investimenti
”.

Il primo punto è
quello centrale, come spiega lo stesso Ministro: “un piano di cablaggio non
può richiedere investimenti in misura inferiore ai 10 Miliardi di € per un
orizzonte temporale di almeno cinque anni. Per poterlo affrontare serve una
forte integrazione di intendimenti e di obiettivi tra pubblico e privato. Per
avere gli investitori privati serve un quadro regolamentare che sappia fornire
alle imprese uno scenario preciso nel quale collocare i loro investimenti e che
sappia nel contempo garantire una eguaglianza di accesso all’investimento tra i
vari operator
i”.

Tenere il passo con l’innovazione tecnologica è
paradossalmente più facile e dipende ancora una volta dal sistema delle regole.
In questo contesto Gentiloni non dimentica che gran parte del Nostro Paese per
ragioni di orografia e di concentrazione della popolazione necessita di gestire
l’accesso alla Rete anche attraverso soluzioni come il WiMax . “Confermo che
entro l’estate verranno indetti bandi di gara per il WiMax
– ha dichiarato
un fatto e una soluzione importante che però non risolve il problema. Il
WiMax
– ha proseguito il Ministro – è e deve essere visto come
completare alla banda larga via cavo e deve essere integrato in un piano
complessivo di accesso alla Rete
”.

Il terzo e ultimo punto è di
quelli che dovrebbero fare felici i vendor di tecnologie e servizi e riguarda il
ruolo della Pa come motore degli investimenti in innovazione. Gentiloni conclude
osservando che l’investimento pubblico deve servire anche per mettere in moto un
circolo virtuoso di investimenti volti ad aumentare la capacità di accesso in
tutte e le sue forme, non solo per quelle infrastrutturali.

In
particolare il Ministro delle comunicazioni celebra il ruolo strategico della Pa
Locale: “A oggi – ha osservato – si sta spendendo qualcosa come 1
miliardo di € di risorse legate alla banda larga. Ebbene, il 70% di queste
risorse sono investimenti di regioni, province e comuni. Solo il 30% è in capo
alla Pa Centrale
”.

Meditate fornitori, meditate.

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