Garante della Privacy: attenti ai social network

La relazione annuale del Garante per la protezione dei dati personali mette in luce un Paese arretrato e inconsapevole, soprattutto per quanto attiene banche dati e social network.

Un Paese che non conosce neppure quali e quante sono le sue banche dati e che non sa proteggerle è un Paese arretrato, che espone a gravi rischi non solo i cittadini ma anche gli operatori della giustizia, della sicurezza, dell’amministrazione finanziaria, solo per citare alcuni tra i settori più delicati nei quali in questi anni si sono verificati rilevanti furti o usi illeciti di dati”.

E’ questo uno dei passaggi più forti della relazione annuale presentata questa mattina da Francesco Pizzetti, presidente dell’Autorità garante della per la protezione dei dati personali.
Una relazione severa, nella quale il Garante da un lato evidenzia la necessità di sviluppo e di modernizzazione del Paese, dall’altro stigmatizza la “diffusa indifferenza per la protezione dei dati in settori delicatissimi quali credito, sanità, amministrazione finanziaria, strutture di servizio”.

Ha parlato di una necessaria semplificazione, Pizzetta, evidenziando i passi già compiuti soprattutto in materia di informative e consensi e sottolineando come in una realtà complessa quale è quella italiana occorrano regole semplici, chiare, intellegibili per tutti. Come i lucchetti aperti e chiusi che indicheranno se i dati debbano essere trattati solo nei limiti ristretti delle finalità per le quali essi sono stati forniti o se possono essere utilizzati per finalità di altra natura.

Ma la semplificazione non deve prescindere dalla sicurezza. Pizzetta ha sottolineato come l’Authority incoraggi le iniziative che hanno l’obiettivo di facilitare a tutti l’accesso ai servizi on line, moltiplicando gli sportelli telematici, ma ha anche chiesto di essere interpellata per quanto atterrà alle modalità di attuazione. Collaborazione e vigilanza sono le due parole d’ordine.

Nel rispetto dei cittadini, il Garante ha sottolineato come le nuove forme di controllo, dall’installazione di videocamere alla rilevazione di dati biometrici, debbano “rispondere davvero a effettive necessità; che i dati raccolti devono essere conoscibili solo dai soggetti che ne hanno titolo; che devono essere protetti da accessi e utilizzazioni illecite; che devono essere conservati solo per il tempo strettamente necessario; che i cittadini devono essere informati delle garanzie sulle quali possono contare”.

Ma se istituzioni e aziende devono adeguare il loro operato, anche i singoli cittadini non devono abbassare la guardia. Pizzetta parla di giovani “nativi di Internet” forse inconsapevoli dei rischi e della portata di certi comportamenti. Parla di Google e delle possibili derive di innovazioni senza dubbio utili come la localizzazione geo-satellitare, ma parla anche di social networks, da Youtube a Myspace, Facebook, Asmallworld, che “consentono a milioni e milioni di persone di scambiarsi notizie, informazioni, immagini, destinate poi a restare per sempre sulla rete. Il che può determinare in futuro, specie nel momento dell’accesso al lavoro, rischi anche gravi per giovani e giovanissimi, che spesso usano queste tecnologie con spensieratezza e inconsapevolezza”.

Un futuro più attento e informato, è la speranza di Pizzetta. E forse non solo la sua.

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