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Fujitsu: perché bisogna allineare le strategie cloud con gli obiettivi aziendali

Tim Moody di Fujitsu, spiega perché allineare le strategie ibride del cloud con gli obiettivi aziendali porta risultati migliori e in meno tempo.

Tim Moody è Head of Portfolio & Strategy di Fujitsu. Fujitsu Fellow e Fujitsu Distinguished Engineer, Tim vanta un’approfondita esperienza nel campo dell’innovazione aziendale.

La necessità di una strategia cloud ibrida

Quando il concetto di cloud computing ha iniziato a prendere piede, c’è stato un momento in cui sembrava effettivamente plausibile che alcune aziende scegliessero di “fare il salto”, ossia di passare a una gestione totalmente cloud-based.

Tim Moody, Head of Portfolio & Strategy di Fujitsu
Tim Moody, Head of Portfolio & Strategy di Fujitsu

Alla soglia del nuovo millennio, però, quando Salesforce stava spingendo l’idea di una CRM (Customer Relationship Management) basata sul cloud, i più scettici affermavano già che il cloud non sarebbe mai stato abbastanza affidabile da sostenere quelle che oggi chiamiamo “cloud apps”. Ci sono stati alcuni, però, che sono riusciti a vedere oltre i limiti dell’infrastruttura pubblica a banda larga dell’epoca e hanno scelto di crederci.

Così sono nate le prime aziende cloud native, basate al 100% sul cloud, anche se in numero minore di quanto si potesse sperare: la proporzione, ad oggi, vede ancora una percentuale di aziende cloud native piuttosto bassa sul totale.

Chi più chi meno, comunque, oggi ormai tutti utilizzano i servizi di cloud pubblico. Alcuni scelgono di utilizzare anche l’infrastruttura on-premise per fornire parte dei servizi, altri no. Talvolta può trattarsi di un cloud privato che offre funzionalità simili a quelle del cloud pubblico: è questa combinazione di cloud pubblico e privato che viene chiamata “cloud ibrido”.

Quando si legano le strategie del cloud ibrido a specifici risultati aziendali, aumentano le probabilità di successo

Ci sono diverse ragioni per cui le aziende possono scegliere di continuare a mantenere le infrastrutture on-premise. Una delle principali è che, a richiederlo, spesso sono specifiche regolamentazioni: ad esempio, la legge sulla privacy dei dati impedisce il trasferimento di informazioni personali sui server cloud che potrebbero essere ospitati o soggetti a backup in un luogo al di fuori della giurisdizione dell’autorità di regolamentazione competente. Altre motivazioni possono includere la volontà di evitare la latenza (data dai passaggi di andata e ritorno dei pacchetti di dati da e verso un centro dati in un cloud distante) o la mera impraticabilità, nel caso in cui si debba migrare applicazioni datate ma essenziali che hanno subito numerose revisioni del codice nel tempo.

Tuttavia, a prescindere da quanto possa essere pervasivo il modello del cloud ibrido, non basta semplicemente attivare funzionalità tipiche di un cloud pubblico accanto a quelle di un cloud privato e aspettarsi che tutto funzioni perfettamente. Una ricerca di Gartner prevede che il 60% dei responsabili delle infrastrutture e delle operazioni digitali pubbliche nei prossimi tre anni dovrà far fronte ad un aumento dei costi di migrazione al cloud, che sottolineeranno quanti danni una pianificazione inadeguata possa arrecare.

Per avere successo, una strategia per il cloud ibrido deve essere strettamente allineata agli obiettivi aziendali di più ampio respiro; altrimenti il rischio è quello di ragionare “disconnessi” da tali obiettivi e, di conseguenza, di ottenere risultati insoddisfacenti. Nonostante questa affermazione possa sembrare banale, non mette d’accordo tutti. Una recente ricerca condotta da Fujitsu mostra come circa un quarto del campione di 300 aziende scelte a livello globale non sia ad oggi conforme alle pratiche comuni in materia, esponendosi così al rischio di ottenere performance inferiori agli standard.

D’altro canto, lo stesso report ha individuato un gruppo di aziende (il 33% circa, un terzo del campione, definite come “leader”) che applica una strategia “olistica”, basata su quattro principi chiave del successo del cloud ibrido. Una delle chiavi dell’eccellenza di queste aziende è proprio quello di garantire che le loro strategie di cloud ibrido siano allineate con le agende di trasformazione aziendale; cosa che vale, invece, solo per circa un quarto (24%) delle aziende classificate come “follower”.

Giovanni Landi, Portfolio & Marketing Director di FINIX Technology Solutions
Giovanni Landi, Portfolio & Marketing Director di FINIX Technology Solutions

Piuttosto che di implementazione occorre dunque, nel caso del cloud ibrido, parlare di coordinamento e pedagogia da diffondere a tutti i livelli dell’azienda.

È questo percorso che FINIX Technology Solutions, rappresentante esclusivo in Italia di Fujitsu, si propone di compiere insieme ai propri clienti, soprattutto le PMI per le quali alcune di questi processi devono essere ulteriormente specificati considerando le peculiarità di strutture aziendali di piccole e medie dimensioni”, ha aggiunto Giovanni Landi, Portfolio & Marketing Director di FINIX Technology Solutions.

Cosa prevede l’agenda della business-transformation

La ricerca ha rilevato che le principali priorità delle aziende sono innovare e creare esperienze digitali senza soluzione di continuità, aumentare la velocità e accrescere i ricavi provenienti dalle tecnologie emergenti.

È emerso che i leader del cloud ibrido sono in grado di raggiungere questi obiettivi in modo più efficace rispetto agli altri: ad esempio, quasi la metà (49%) dei leader è cresciuta per quel che riguarda l’innovazione dei prodotti nell’ultimo anno, rispetto ad appena il 39% dei follower.

Ottenere sostegno da parte dei decisori aziendali

Il passaggio a un ambiente cloud ibrido richiede di solito investimenti significativi, tanto in termini di termini di tempo, quanto di denaro e risorse. Il coinvolgimento dei dirigenti, quindi, è fondamentale per il suo successo.

Gli approcci tradizionali hanno sempre lasciato all’IT il compito dell’implementazione delle nuove soluzioni, ma solo dopo che il senior management aveva elaborato la componente strategica.

Tuttavia, questa dinamica non è più sostenibile oggi e le aziende che resteranno legate a questo modello antiquato rimarranno indietro.

Il rischio è che una strategia che non tenga conto delle competenze dell’IT in merito alle possibilità e alle insidie del digitale già in fase di definizione della strategia possa essere mal bilanciata, con conseguenze rischiose per tutta l’azienda.

Creare una roadmap della trasformazione

Ottenere il consenso dei decisori aziendali è fondamentale per consentire alle aziende di creare una roadmap dettagliata per la propria trasformazione, garantendo l’allineamento tra la funzione IT e l’azienda nel suo complesso.

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