Ftth: un’Europa a due velocità

Nella prima giornata dei lavori della conferenza europea, l’analisi dello sviluppo nei singoli Paesi. Il ruolo dei Governi, le spinte degli incumbent, il digital divide.

Fibra = banda = servizi. È questo il refrain che dal 2004, anno della sua fondazione, Ftth Council (Fiber To The Home) non si stanca di ripetere.
Lo ripete anche a Milano, nella giornata inaugurale della sua conferenza annuale, che vede quest’anno l’Italia giocare il ruolo di Paese ospite.

Numeri e cifre sono protagonisti nelle sessioni di apertura, in attesa del clou di oggi pomeriggio, quando sul palco salirà Neelie Kroes, commissario europeo responsabile dell’agenda digitale, con uno sguardo particolarmente attento all’Europa e ai Paesi che vi fanno parte.
La prima notizia, non del tutto incoraggiante, va da sé, è che l’Europa non gioca certo un ruolo di primo piano nella diffusione della fibra. Il mercato è ampiamente dominato dai Paesi Asiatici, Corea del Sud, Giappone, Hong Kong, seguiti da Emirati Arabi e Taiwan, che vantano tassi di penetrazione che vanno dal 52 a circa il 28%.
Per trovare una presenza europea bisogna aspettare la sesta posizione, detenuta dalla Lituania, seguita immediatamente da Svezia, Norvegia, Slovenia e Slovacchia. Poco più sotto arrivano Russia, Lettonia, Estonia, Bulgaria. E poi tocca al Portogallo e giù a scendere fino alla venticinquesima posizione nella quale compare finalmente l’Italia. In una classifica esclusivamente europea, il nostro Paese occupa la diciassettesima posizione.
Non si tratta di una scarsa performance della quale abbiamo l’esclusiva. La Francia si colloca poco sopra di noi, mentre Uk, Germania e Spagna sono del tutto assenti.

Spiega Chris Holden, presidente del Board di Ftth Council Europe: ”C’è una presenza più importante dei Paesi dell’area Orientale d’Europa che surclassano, quanto ad adozione della fibra, le più mature economie occidentali. La Russia, tanto per fare un esempio, da sola ha più case connesse dell’intera Europa. Negli altri Paesi dell’ex blocco orientale la fibra si è sviluppata anche grazie all’assenza di incumbent che ne potessero frenare la nascita e all’arrivo di player quali Deutsche Telekom o France Telecom che hanno indirizzato investimenti molto sostenuti in questi Paesi”.
Gioca molto poi il ruolo dei Governi e Holden sottolinea i progressi fatti in un anno dal Portogallo che nel solo ultimo anno ha aggiunto ulteriori 100.000 abitazioni connesse, grazie a incentivi e interventi governativi.
Parimenti, risultano assenti dalla classifica quei Paesi che ancora non vedono le dinamiche e le potenzialità del mercato, ”anche se Deutsche Telekom ha annunciato proprio un piano di investimenti importante nell’ambito del Fiber to the Building”.

Per quanto riguarda la situazione del nostro Paese, Ftth non manca di rimarcare come l’Italia sia stata uno dei Paesi pionieri dieci anni fa, per poi progressivamente rallentare.
”I segnali positivi ci sono – – sottolinea Holden – soprattutto se andrà in porto il progetto Fibra per l’Italia”.
Holden non manca di sottolineare come un elemento inibitore sia rappresentato dalla differenza di vedute tra gli attori del consorzio, Fastweb, Vodafone, Wind, e Telecom Italia, in ambito architetturale, mentre positivo è ”l’impegno di cooperazione garantito tra i diversi player per la copertura delle aree rurali. Quando si parla di zone ad alta densità economica o abitativa, lo sviluppo della fibra è dettato dalle regole e dalle logiche della concorrenza. Nelle aree rurali l’impegno deve essere quello del superamento del digital divide”.
E se è vero che i Governi, secondo Holden, non devono intervenire nelle logiche commerciali della concorrenza, è importante che enti regolatori e parti governative scendano in campo per garantire lo sviluppo nelle aree rurali e il mantenimento degli impegni di Europa 2020.

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