Un’indagine di Ernst & Young analizza i comportamenti dei dipendenti europei, italiani inclusi.
La scorsa settimana, Ernst & Young ha presentato i risultati della
seconda indagine europea sulla prevenzione dei rischi di frode nelle società
multinazionali, alla quale hanno preso parte 1300 dipendenti in 13 paesi
europei: 8 dell’Europa occidentale (Italia, Austria, Francia, Germania, Paesi
Bassi, Regno Unito, Spagna e Svizzera) e 5 dell’Europa centro-orientale
(Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Slovacchia e Ungheria).
Interessanti i dati relativi al nostro Paese: “I
fenomeni di frode in Italia hanno avuto un’incidenza pari alla media europea,
con il 21% degli intervistati che riferisce di uno o più episodi simili subiti
dalla propria azienda – afferma Enrico Cimpanelli responsabile del
dipartimento Fraud Investigation & Dispute Services di Ernst & Young
Italia -. […]questa indagine sposta il focus dal top management ai
dipendenti di livello inferiore, misurando la loro percezione nei confronti
degli episodi di comportamento scorretto o frode nonché delle policy di
prevenzione adottate dalle aziende presso cui lavorano
” .
In estrema sintesi, anche in
Italia il problema delle frodi aziendali è ancora sottostimato e spesso i
programmai di prevenzione e contrasto vengono implementati per rispondere alle
crescenti norme regolamentari e di Corporate Governance.
Tuttavia, in questo quadro, appare positivo il fatto che il
77% degli intervistati italiani opera in aziende che hanno già adottato un
Codice di Comportamento: una media superiore sia alla media europea, sia
all’area geografica di riferimento.
Il Codice di Comportamento, va detto, di per sé non previene le frodi, non può creare e non crea una protezione virtuale o fisica contro i comportamenti scorretti: tuttavia gli intervistati sono concordi nell’affermare che rappresenta un efficace deterrente.
In caso di denuncia di una frode o di un caso di corruzione, gli Italiani (78%) si rivolgerebbero in prima battuta al loro responsabile diretto. A seguire, le preferenze vengono indirizzate alla direzione del personale o all’ufficio legale interno. Il ricorso ad una denuncia alle autorità giudiziarie, come nel resto dell’Europa, è poco diffuso tanto quanto l’utilizzo di linee che la società dedica a questo scopo.
Il Codice di Comportamento,
tuttavia, non è sufficiente. Affinché il codice sia efficace, è importante che
ai dipendenti sia data la possibilità di segnalare i comportamenti non corretti.
Le whistle-blowing hotlines hanno dimostrato di essere uno dei sistemi migliori
per ottenere informazioni circa comportamenti indesiderati. Ma in Italia,
similmente a quanto accade anche nel resto d’Europa, molto c’è ancora da fare in
quest’area.
Solo il 30% degli italiani è al corrente
di whistle-blowing hotlines esistenti nelle proprie società, e tra cloro che
sono a conoscenza di tali mezzi di comunicazione, soltanto il 47% ritiene che i
propri colleghi li utilizzino.
Nel caso di investigazioni su possibili frodi e fenomeni di corruzione, l’83% degli italiani ritiene che la persona oggetto di indagine debba esserne informata, tuttavia sono decisamente meno (il 61%) quelli convinti che questo avvenga effettivamente nella propria società e addirittura il 21% è certo che la propria azienda non lo farebbe, cosa che in un certo senso venir meno il diritto di difesa.