Foundry, la differente

Una società che ambisce a un ruolo di forza alternativa del mercato delle infrastrutture di networking e Tlc. Le determinanti paiono esistere, a cominciare da una singolare politica di prezzo.

A chi pensa che il networking sia solo Cisco o poco più, a certi livelli, va detto che c’è dell’altro e anche di un certo interesse. Foundry Networks, per esempio. La società californiana fa sostanzialmente le stesse cose dei big internazionali (al nome della “regina delle reti” aggiungiamo quelli di Juniper. 3Com ed Extreme, tanto per dare un quadro più definito) e sta provando una strada diversa.

Bob Schiff (nella foto), general manager della divisione enterprise di Foundry ce l’ha llustrata con parole semplici. Foundry fa sostanzialmente da sempre router e switch, ovverosia, si occupa dell’infrastruttura centrale delle reti per le aziende.

Negli ultimi due anni ha cercato, però, una nuova via, e al suo interno un’ulteriore percorso. La nuova strada è quella dei service provider, e la diramazione è quella degli operatori di secondo e terzo livello. Non le Telecom della situazione, cioè, ma i metro provider, quelli che destinano la propria offerta ad aziende in vena di crescita e che per farlo puntano sulla competitività economica dei mezzi di infrastruttura.

Secondo Schiff questi fornitori di servizi di comunicazione e le aziende loro clienti sono i soggetti che offrono maggiori opportunità di business nei prossimi 18 mesi. A loro Foundry indirizza core router abilitati Mpls (Multiprotocol Label Switching), i NetIron Xmr 32000 e Lmx-32.

La proposta è di abilitare i nuovi servizi di rete come le Vpn potenziate, l’Ipv6 e l’IpTv con sistemi che possano avere un prezzo di un ordine di grandezza inferiore rispetto a quello abituale del mercato.

Un sesto del prezzo (mediamente) significa entrare in un’altra dimensione, quasi paradossale, e qualcuno potrebbe ritenere financo bizzarra la proposta.

«Effettivamente accade – ha detto Schiff – . I clienti o sono scettici in assoluto, oppure ci chiedono senza mezzi termini di dimostrare che il funzionamento del sistema è possibile».

Il responsabile italiano di Foundry, Lorenzo Cristiano, specifica: «La nostra è una sfida a coloro che sono già ben inseriti nel mercato. Proponiamo quasi una rivoluzione, consapevoli di due fatti. Che il mercato ha sovrastimato il prezzo dei grandi dispositivi di infrastruttura, e che noi offriamo soluzioni che non hanno proprio tutte le sfumature di funzionalità, ma quelle necessarie, di base».

La proposta, quindi, è un mix di leve fra costi per i 10 Gbit, da ridimensionare e funzioni delle apparecchiature, da compattare.

Ma non rischia di essere dumping? «No – puntualizza Cristiano – Attualmente sono gli altri core router ad avere dei prezzi eccessivi. Noi facciamo i nostri margini, segno che il costo di produzione della tecnologia ci consente certi prezzi».

In Italia si può dire che il mercato dei service provider per Foundry sia agli albori: esistono trattative con qualche operatore (che Cristiano non può rivelare). Ma in Europa (Francia e Scandinavia) il modello pare funzionare.

Oltre questo aspetto, Foundry ha aggiornato la propria proposta per il mondo enterprise classico, con switch PoE (Power over Ethernet) pronti per il VoIp (Voice over Ip), che dicono essere più densi rispetto a quelli tradizionali, i FastIron Gs a 10 Gbit, e con dispositivi per la realizzazione di reti wireless ampie (Wan), gli IronPoint 200.

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