“Innovazione, tecnologia, creazione del valore: prospettive e opportunità per l’impresa”. Così titolava l’8° Ict Business Summit recentemente organizzato da Il Sole 24 Ore che, per scandagliare temi di tale portata ha riunito presso l’auditorium della …
“Innovazione, tecnologia, creazione del valore: prospettive e opportunità per l’impresa”. Così titolava l’8° Ict Business Summit recentemente organizzato da Il Sole 24 Ore che, per scandagliare temi di tale portata ha riunito presso l’auditorium della propria sede milanese, davanti a una platea di oltre trecento partecipanti, una decina di Cio, docenti, analisti ed esperti. E dalle diverse discussioni e tavole rotonde (una delle quali moderata da Lineaedp) è emerso che nel nostro paese lo spazio per innovare c’è e che in molti ci provano seriamente, nonostante la sensazione generalizzata sia di una scarsa propensione. In effetti, l’Italia continua ad avere l’immagine di un paese arretrato, rispetto ad altri mercati, sia per quanto riguarda l’uso della tecnologia in azienda che in famiglia.
Alberto Andreoni, Cio di Birra Peroni, Filippo Costa, Cio di Acquario di Genova, Gisella Giongo, direttore Ict del Gruppo Il Sole 24 Ore e Marco Zanussi, Cio e Hr corporate director del Gruppo Mossi & Ghisolfi, hanno discusso proprio di innovazione.
Dopo l’intervento di apertura di Sergio Fabris, analista di Skillnet, che ha evidenziato un quadro non particolarmente favorevole all’It, fatto, talvolta, di confusione sul ruolo del Cio, che deve industrializzare i processi e sviluppare capacità politiche e strategiche, essere indipendente nell’orientamento e non sottoposto al Cfo per non «uccidere l’innovazione» oltre a dover puntare su standardizzazione, consolidamento e virtualizzazione per percorrere la strada dell’eccellenza, i responsabili dei sistemi informativi hanno potuto confrontare le proprie opinioni ed esperienze dirette, unite dalla positività come comune denominatore.
«Rispetto allo scenario non ottimistico che da tempo accompagna l’Information technology in Italia – ha esordito Giongo – io mi sento fortunata. L’It all’interno del gruppo è pervasiva e per i progetti importanti si può contare su una buona sintonia aziendale. Il nuovo non deve venire dalla tecnologia che, però, deve abilitarlo, facilitando la creazione di idee, perché il vero driver per essere realmente innovativi è lo scambio di iniziative e conoscenze». Che poi devono essere messe in pratica nei progetti, per i quali la fase di budget è particolarmente importante. «Nella definizione dei costi – ha proseguito -, solitamente parto dall’infrastruttura disponibile, con una pianificazione che ruota su tre dimensioni. All’iniziale valutazione della situazione e valorizzazione delle iniziative fatte, segue un’analisi dell’offerta di mercato e un confronto con le reali esigenze, visto che la comprensione delle strategie previste è fondamentale per garantire risposte tempestive».
Fortunato si sente anche Andreoni, che in Peroni gestisce un’It che fa perno su Sap e su un Erp verticale, per circa mille utenti. «L’attenzione all’innovazione è continua e le dimensioni di costi e investimenti sono sotto il mio controllo, salvo parlarne sempre con il management». Andreoni, infatti, muove due leve per gestire gli aspetti economico-finanziari. Ogni agosto viene sviluppato il plan per i successivi cinque anni, proposto anche all’head quarter europeo. In autunno, poi, si affronta, con un maggior livello di dettaglio, il budget per l’anno entrante, che viene rivisto su base quadrimestrale. «Non mi è mai capitato di dover affrontare spese che non fossero state previste. In quanto Cio, è nostra responsabilità tener conto del momento economico che la nostra azienda sta attraversando e anticiparne le esigenze».
Anche Zanussi, che fa parte dell’executive di Mossi & Ghisolfi (seconda azienda chimica italiana, 3.000 dipendenti), si è dichiarato soddisfatto, anche perché, grazie a un’impostazione It che fa largo uso dell’outsourcing, ha potuto focalizzare la sua struttura sui processi aziendali e accrescere la flessibilità. «L’innovazione di prodotto non può che essere supportata dall’It
– ha commentato -. Non ci si deve mai fermare, ma perseguirla costantemente per essere più agili, vicini al business e ridurre i costi».
Un esempio pratico di cosa si intende per innovare è stato fornito da Costa che, alla guida dell’It dell’Acquario di Genova e delle strutture collegate, per un totale di 120 postazioni, sta realizzando un sistema di unified communication su Ip e Wi-Fi. «Il Cio deve conoscere la sua società e le relative
evoluzioni, le carenze e le possiblità, nonché ciò che gli utenti sentono come una necessità». E per ottenere questi risultati serve fare «un uso sapiente della tecnologia che va scissa tra la comunicazione che proviene dai vendor e le declinazioni nel contesto d’impresa».
Mettendo l’accento sul fronte dell’offerta, la richiesta che più è emersa dalle parole dei Cio è che i vendor devono diventare partner e non limitarsi a essere fornitori. Aspetto che Costa è riuscito a concretizzare: «Nonostante la forte fiducia nell’It da parte delle varie funzioni aziendali, non è possibile contare solo sui fondi destinati dall’azienda all’Information technology. Per questo ho sviluppato un piano di marketing che in cambio di tecnologia offre visibilità ai fornitori, trasformandoli realmente in partner».
Anche per Andreoni, «la collaborazione con i fornitori rappresenta la vera chiave di volta, che rende possibili relazioni win-win anche se può essere difficile contemperare proposte e obiettivi e spesso non si coglie l’importanza strategica di riuscire a creare tale partnership. L’innovazione nasce grazie alla sforzo dell’It di trarre necessità puntuali e visioni più generali e se ci si potesse avvalere delle capacità e delle esperienze dei fornitori, i risultati sarebbero sicuramente più efficaci».
L’auspicio di creare una comunità professionale, di accrescere la “vicinanza” tra domanda e offerta, è stato condiviso anche da Giongo e Zanussi, per i quali lo scambio di idee è sinonimo di vantaggio competitivo. Così come lo è la cultura dell’It, che per Andreoni rappresenta ancora un ostacolo alla valorizzazione, in modo diffuso, dei molteplici asset che la tecnologia mette a disposizione. «Si tratta di un limite che riguarda, indifferentemente, utenti e operatori del settore – ha annotato Andreoni -. Non sempre le potenzialità dei sistemi sono completamente utilizzate, spesso a causa dell’inconsapevolezza o dell’abitudinarietà che ci portano a preferire strumenti grossolani ma usuali».
Varie facce della stessa medaglia che riportano, però, alla medesima conclusione: il responsabile dei sistemi è investito dal ruolo di innovatore in ambito tecnologico, senza limiti di orario o di confini aziendali. «Non si smette mai di essere Cio
– ha riassunto Giongo -. Insieme al proprio team, si supporta costantemente l’azienda, sia con la ricerca che con la valutazione delle opportunità». Andreoni ha sottolineato la disponibilità e l’attenzione continua dei suoi collaboratori, così come Zanussi, per il quale l’attenzione deve essere totale, con sistemi in “coma”, slogan da lui coniato per indicare un continuous open mind approach.
L’esperienza di Cio H24 è vissuta, a maggior ragione, anche da Costa che, essendo freelance per quattro aziende, fa molto conto sulla possibilità di lavorare a distanza, anche al di fuori degli orari di ufficio: «A volte la situazione può essere scomoda e, comunque, si tratta di un’opportunità che si costruisce nel tempo, motivando i propri uomini e dotandosi degli strumenti adatti, ma in questo modo, si diventa più flessibili e ci si può godere la famiglia».





