Fornitori e utenti uniti lungo la filiera del Watt

Se ne discute sempre più spesso, ma il green It non deve rappresentare un tema di moda, bensì la presa di coscienza di una necessità reale, che accomuna tutti, fornitori e utenti di tecnologia. Con un impatto sulla produzione di anidride carbonica stim …

Se ne discute sempre più spesso, ma il green It non deve rappresentare un tema di moda, bensì la presa di coscienza di una necessità reale, che accomuna tutti, fornitori e utenti di tecnologia. Con un impatto sulla produzione di anidride carbonica stimato tra il 2 e il 3%, infatti, l’Information technology può fornire un contributo rilevante alla salvaguardia del pianeta, in ordine di energia, efficienza, economicità ed ecologia, soprattutto dal punto di vista dei data center, ambito in cui le tematiche legate alla sostenibilità ambientale dell’It si amplificano.

Tre testimonianze di come le aziende affrontano l’argomento sono emerse durante il secondo Cio Polis, evento organizzato da Ibm e dedicato ai responsabili dei sistemi informativi. Nel raccontare le loro esperienze, Alessandro Musumeci, Sergio Martina e Massimo Pernigotti (rispettivamente Cio del Comune di Milano, Bmw Italia ed Edison), hanno concordato sull’esigenza di agire sulla filiera del Watt e su come un approccio “verde” produca dei vantaggi, non solo dal punto di vista dell’etica, ma anche da quello del risparmio sui consumi e dell’immagine. Un green data center, però, richiede un’attenta gestione sia degli asset It che infrastrutturali, con visibilità a livello di It e di facility nel loro insieme.

«In previsione dell’Expo 2015 – ha esordito Musumeci -, il Comune di Milano ha adottato i principi della razionalizzazione. La server farm è stata spostata e le macchine consolidate, eliminando quelle obsolete. La realizzazione di un sistema robusto, in cui backup e continuità hanno assunto peso maggiore, ci consente di fornire servizi più efficaci. Al pari di quella fronte server, però, la consolidation va affrontata anche dal punto di vista applicativo. Soprattutto la Pubblica amministrazione, visto il suo valore sociale, dovrebbe compiere in modo non reversibile un percorso green».

La scelta compiuta da Martina, invece, si basa su un insieme di “serverini” per garantire ai dipendenti della filiale italiana del colosso automobilistico tedesco sistemi di produttività per singoli gruppi. «In termini energetici, forse, non si tratta della scelta migliore, ma è vincente per il business e garantisce flessibilità – dice -. È anche vero che le macchine non funzionano necessariamente in parallelo e che il consumo del parco server, che supera l’ottantina di unità, è minore rispetto alla somma delle singole postazioni pc. Bmw è molto ricettiva al tema e, infatti, cerchiamo di ridurre drasticamente l’uso della carta. Allo stesso tempo, però, i vendor di tecnologia dovrebbero sviluppare software e sistemi più performanti».

Focalizzata sull’energia per antonomasia, Edison, invece, ha deciso di declinare il data center in ottica outsourcing. «Sul mercato esistono competenze tali da permettere a noi di concentrarci sull’effettivo core business – indica Pernigotti -, fermo restando il controllo su budget e Sla. In questo modo possiamo focalizzarci su strategia, governance e controllo. Il “green” fa parte del nostro Dna e lo impieghiamo come termometro per valutare la sensibilità dei fornitori a tale proposito».

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