Fiorina: se si sbaglia l’uscita di scena

Se ne va, e il titolo schizza. Gli analisti approvano. Il mercato tira un sospiro. E se avesse lasciato prima?

Non ha nemmeno fatto in tempo a prendere, con l’aplomb che da sempre la
contraddistingue, la porta che con fermezza e cortesia il board manageriale le
stava indicando, che il titolo a Wall Street ha fatto un balzo.
Non ha fatto
in tempo – così crediamo – a raccogliere i suoi effetti personali, che il brusio
“dell’era ora” ha cominciato a serpeggiare tra analisti, investitori e
osservatori. Sempre più forte.
Certo, non dev’essere stata una bella
sensazione.
Soprattutto dopo essere stata per anni una delle manager più
potenti al mondo, se non “la” Manager. Con la “m” maiuscola per di più.
E
allora c’è un’altra sensazione che si fa strada.
Certo, Hp deve far
chiarezza. Ha problemi di credibilità, oltre che di profittabilità. Deve
recuperare terreno e immagine. E se lei – sì, lei, Carly Fiorina – era a capo di
tutto, buona parte della responsabilità le tocca.
Ma la sensazione è che –
come si dice in gergo – glie l’avessero giurata.
Perchè la storia non scritta
e non confermata racconta che Carly Fiorina fosse stata arruolata in Hp con il
preciso compito di preparare il mega-merge con Compaq. Compito che in due anni
ha diligentemente assolto.
Diligentemente, vale a dire assumendosi il
rischio degli oneri e degli onori, accettando, sempre per dirla in gergo, anche
la parte “sporca” del lavoro.
Scegliere, tagliare, razionalizzare come
l’eufemismo insegna.
Unire ciò che nasceva diviso.
Distruggere ciò che
qualcun altro aveva costruito.
Il terreno Fiorina l’ha preparato.
I
problemi sono arrivati con il dopo.
E forse era in quel momento che avrebbe
dovuto lasciare il palcoscenico.
Mentre ancora il pubblico applaudiva.
La
scena sarebbe toccata al nuovo capomastro.

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