Secondo la Cgia di Mestre, tra novembre e dicembre, le imprese dovranno versare allo Stato e agli Enti locali almeno 76 miliardi di euro. Sfiancate dalla crisi e sempre più a corto di liquidità, c’è il pericolo che molte piccole e micro realtà non riescano a superare questo stress test fiscale
A seguito di ben 28 scadenze fiscali e contributive che si
concentreranno nei prossimi mesi di novembre e dicembre, le
imprese italiane saranno chiamate a versare allo Stato e agli Enti locali
almeno 76 miliardi di euro.
Secondo una
stima della Cgia di Mestre, l’imposta che richiederà lo “sforzo” finanziario
più importante è l’Iva: le imprese dovranno versare all’Erario 26,5
miliardi di euro. L’acconto Ires, vale a dire l’imposta sul reddito
delle società di capitali, garantirà invece alle casse dello Stato 16,9 miliardi di euro,
mentre il pagamento dell’acconto Irap (Imposta regionale sulle attività
produttive) porterà altri 11,6 miliardi di euro di gettito.
Le altre scadenze
che gli imprenditori dovranno onorare sono le ritenute Irpef dei lavoratori dipendenti del settore privato e quelle riferite ai lavoratori autonomi
(pari a 12 miliardi di euro), gli acconti Irpef (4,8 miliardi) e il pagamento
della seconda rata dell’Imu (4,4 miliardi) di cui però, grazie alle disposizioni
introdotte nei giorni scorsi dal Disegno di legge di Stabilità, già da
quest’anno si può dedurre il 20% dal reddito di impresa.
Dal
gettito complessivo, pari a poco più di 76 miliardi di euro, non sono state
incluse le cifre riguardanti i versamenti relativi all’ultima rata della Tares
(la nuova tassa sui rifiuti) e i contributi Inps a carico delle imprese e dei
dipendenti.