Ferranti: il nostro mestiere è razionalizzare

L’amministratore delegato di Consip spiega lo scopo per cui è nata l’azienda e i risultati ottenuti finora. Con una sola conclusione: bisogna adeguarsi al modello

Settembre 2003,
La legge finanziaria del 2003 ha di fatto obbligato le Pubbliche amministrazioni
ad acquistare beni e servizi informatici tramite le convenzioni Consip e ha
abbassato da 200mila a 50mila euro il massimale spendibile in autonomia dalle
convenzioni. Il tema delle forniture alla Pubblica amministrazione, così,
è diventato centrale per il canale informatico. Il "ciclone"
Consip ha cambiato in poco tempo lo scenario dei rapporti tra fornitori di beni
e servizi It ed enti e istituzioni della Pa, ha imposto un nuovo modello e ha
sollevato anche non poche critiche.
Ferruccio Ferranti, amministratore delegato di Consip è
prima di tutto un uomo di business, conosce molto bene il mondo dei produttori
e il mondo del trade, avendo trascorso buona parte della sua carriera professionale
proprio presso fornitori di Informatica. È lui adesso che deve gestire
il delicatissimo meccanismo della Consip, ovvero della società, interamente
posseduta dal ministero dell’Economia e delle Finanze, cui è affidato
il compito di centralizzare, controllare e gestire gli acquisti di beni e servizi
per le Pubbliche amministrazioni.
Il punto di riferimento per le attività della Consip è il sistema
delle convenzioni che stabiliscono dei veri e propri standard sia per quanto
riguarda i prezzi di riferimento per le categorie merceologiche interessate,
sia per quanto riguarda i parametri di valutazione della qualità di beni
e servizi. Inoltre, tutti i bandi di gara che verranno emessi in forma indipendente
da Consip dovranno comunque fare riferimento ai parametri di costo stabiliti
dalle convenzioni.
Non a caso Ferranti esordisce dicendo che: «è iniziata una nuova
era nei rapporti con la Pa, è in atto un processo che porta alla semplificazione
dei processi di acquisto e che si propone di garantire livelli qualitativi standard
per qualsiasi "cliente" della Pa, attivando una maggior trasparenza
tra tutti gli attori dal lato della fornitura». Ferranti prosegue mettendo
le mani avanti: «Consip non compra e non vende – dichiara -,
ma svolge un ruolo di intermediario-controllore. Non è direttamente
parte in causa, ma è il nuovo gestore dei rapporti tra il sistema dei
fornitori e tutta la Pubblica amministrazione»
.
Dei 97 miliardi di euro spesi dalla Pubblica amministrazione centrale e locale
nel 2002, Consip ne ha gestiti 40. Se poi si pensa che questi 97 miliardi di
euro sono distribuiti per un 20% presso la Pubblica amministrazione centrale
e per un 80% presso gli Enti locali si capisce che il ruolo di Consip è
assolutamente strategico per un numero enorme di fornitori.

150 persone per i bandi di gara
«In Consip siamo in 470 persone, di cui 150 dedicate ai processi di
definizione e di impostazione dei bandi di gara e delle convenzioni, ovvero
alla razionalizzazione degli acquisti, alla semplificazione dei processi e alla
gestione del cambiamento»
. E cambiamento significa aggregare una
domanda di beni e servizi per i numerosi centri della Pa che per anni si è
espressa in modo autonomo e scoordinato, significa mettere a fattor comune i
vantaggi ottenibili con una fascia di fornitori, in termini economici e di qualità
del servizio, al fine di spalmarli presso tutti gli Enti e le Istituzioni della
Pa che necessitano di quei beni. Questo significa, concretamente, negozi elettronici,
gare telematiche, ordini on line. «Siamo stati i primi in Europa a
gestire una gara telematica
– rivendica Ferranti – e proponiamo formule
di "sconto" speciale per tutti gli acquisti che passano attraverso
l’on line. Nelle gare telematiche relative a commodity si arriva anche al 30-33%
di sconto. L’altro grande fattore di cambiamento si chiama marketplace. Ovvero
il sito www.acquistinretepa.it, pensato soprattutto per offrire delle chance
di vendita e di relazione con la Pa anche alle piccole e medie imprese»
.
Sul sito, infatti, si trovano tutte le informazioni relative alle convenzioni
Consip, ma anche tutto quello che c’è da sapere per concorrere.

Strumento crudele ma vantaggioso
Ed è proprio sul tema della partecipazione delle piccole e medie imprese
alle gare e alle convenzioni che si concentra la maggior parte delle critiche
al modello Consip. A questo tavolo Ferranti mette i risultati ottenuti in termini
di vantaggi per la Pubblica amministrazione e per la spesa pubblica: «2.276
miliardi di euro di "saving" rispetto agli 8.192 miliardi spesi nel
2002 rappresentano il 30% cui si devono aggiungere i vantaggi indiretti, ovvero
quelli ottenuti nelle gare delle Pubbliche amministrazioni locali grazie all’adozione
dei nuovi parametri di prezzo stabiliti dalle convenzioni Consip, prezzi che
hanno migliorato, al ribasso, tutti i precedenti parametri di valutazione»
.
Vantaggi indiscutibili, ma che di fatto hanno tagliato fuori dal sistema dell’offerta
alla Pa tutta una serie di aziende che, per dimensioni o per mancanza dei requisiti
richiesti, non riescono a partecipare ai bandi per le convenzioni, pur avendo
uno storico di relazioni e di forniture pubbliche. In particolare questo fenomeno
si è molto aggravato dopo la riduzione a 50mila euro del tetto massimo
di spesa in base al quale corre l’obbligo di indire un bando di gara. Ferranti
ripete che Consip non è in concorrenza con i fornitori di It e men che
meno con il canale, ma ci tiene pure a sottolineare che «le cose stanno
cambiando profondamente e che bisogna imparare a convivere con questo modello.
La Pa per essere più efficiente e meno costosa deve disporre di fonti
di approvvigionamento più razionali sia in termini di controllo della
qualità dei beni e dei servizi, sia in termini di prezzi di riferimento»
.
In sostanza, dunque, piaccia o non piaccia, il regime delle convenzioni si propone
di diventare il modello di riferimento per le forniture alla Pa e la Consip
l’ago della bilancia tra il sistema dell’offerta e quello della domanda.

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