Con Marco Fanizzi, ad di Emc Italia abbiamo precisato alcuni aspetti in relazione all’acquisizione della società da parte di Dell per 67 miliardi di dollari. Dopo il 12 dicembre, giorno in cui scadrà la clausola di libero subentro nell’acquisto, partiranno le operazioni di due diligence, che una volta terminate porteranno all’uscita dell’azione Emc dalla Borsa. Rimarrà quotata solamente Vmware «che è importante rimanga libera di agire, in virtù delle tante e ampie alleanze che ha sul mercato», ha detto Fanizzi.

3 utenti su 4 sono contenti – Ma cosa produrrà di concreto l’acquisizione? «Secondo me si completeranno due aziende – ha detto Fanizzi – che hanno poche aree di sovrapposizione». Oltretutto non chiare: «le sovrapposizioni varieranno da paese a paese, sulla base delle specificità territoriali. Quali saranno, lo capiremo dopo che il merge sarà avvenuto». Per il momento Fanizzi si accontenta di sapere che il 75% dei clienti di Emc (il dato è frutto di una ricerca condotta negli Usa da Enterprise Strategy Group) trovano positiva l’acquisizione e pensano di trarne beneficio.

Qualcosa di disruptive – Fanizzi ci ha detto queste cose in occasione della Unconference tenutasi all’Hangar Bicocca di Milano, evento che ha preso il posto dei classici momenti collettivi di incontro con i clienti. Per Emc era importante dare un segno di discontinuità, avvicinando il mondo IT che ha rappresentato e continua a rappresentare, agli stilemi di quello digitale. Un modo per affrontare quella transformation, facendo valere i propri asset. Parlando, insieme, ai Cio, alle startup, agli sviluppatori. Perché tutti collaborino al cambiamento.

La concretezza del cambiamento – E anche se in un modo non convenzionale per Emc, con ampie concessioni a una comunicazione più visuale o sonora che scritta, secondo Fanizzi non si è trattato di fare il solito bla bla sull’It manager che deve pensare al business. «Anche le linee di business ormai devono saper chiedere all’IT cose più concrete –  ha detto senza mezzi termini -. I Cio oggi vogliono avere un’infrastruttura che non sia fatta a silos. In più hanno bisogno di avere attorno persone che sappiano sviluppare con metodo agile».

Si può ancora essere in partita – Oggi non si tratta tanto di impostare il cambiamento, spiega Fanizzi, quanto di intercettarlo e adeguarsi al volo. I first mover oramai sono andati in fuga: «chi ha investito di più nella trasformazione digitale ha fatto bene, come chi si è orientato a usare l’It come leva per ampliare l’export oggi sta raccogliendo i frutti», ha spiegato Fanizzi. E chi è rimasto indietro ma ha la volontà di trasformarsi, che può fare? Puntare sul cloud ibrido. «Con l’hybrid cloud si può recuperare terreno – spiega Fanizzi -. E affidandosi ai service provider che lo implementano. Noi lo facciamo con Virtustream, con soluzioni software che aprono all’efficiente gestione dei workload».

 

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